Selezionato dal Belgio per rappresentarlo agli Academy Awards, arriva al cinema dal 2 marzo con Wanted Cinema
Nora ha 7 anni e inizia l’anno scolastico nello stesso istituto frequentato dal fratello maggiore Abel. Mentre cerca di inserirsi in una realtà tutta nuova, la piccola scopre che il fratello è preso di mira da un gruppo di coetanei da cui subisce angherie e umiliazioni. Abel le fa promettere di mantenere il silenzio, perché altrimenti la situazione peggiorerebbe; Nora accetta il patto, ma all’ennesima violenza subita dal fratello non riesce più a nascondere la verità e si confida con il padre. L’intervento degli adulti non si rivelerà affatto migliorativo.
Un piccolo film, ma dal fortissimo impatto emotivo, è il belga Il patto del silenzio – Playground, firmato dalla esordiente Lara Wendel e selezionato ai prossimi Oscar.
Un’opera scarna, dura e sincera sul bullismo e le sue conseguenze, ma anche sulle contraddizioni dei rapporti familiari, sulle chiusure di chi subisce e di chi non tradisce e l’incapacità di chi dovrebbe accorgersi ed educare.
L’asso nella manica del film è certamente la folgorante presenza della giovanissima Maya Vanderbeque (7 anni), che colora la sua Nora di piccoli gesti e sguardi profondi e significanti.
Il patto del silenzio resta lontano dagli stereotipi (nessuna retorica sull’innocenza dell’infanzia) e segue da vicino Nora e i suoi slanci, ponendo la macchina da presa alla sua altezza e facendoci letteralmente entrare nel suo animo.
Gli adulti sono lontani, se ne avverte la presenza, ma restano ai margini, incapaci di instaurare qualunque forma di dialogo con i più piccoli, che vivono, invece, i loro drammi quotidiani in completa solitudine.
Appartenente alla generazione di Lukas Dhont e a quella new wave belga concentrata sul naturalismo e sul racconto delle contraddizioni dell’infanzia e dell’adolescenza, Lara Wendel dimostra uno sguardo attento e mai banale oltre che un profondo talento registico.
Il suo è un cinema dinamico, coraggioso, aspro, diretto: non vuole fornici risposte, ma invitarci a riflettere, scuotendoci nel profondo. In tal senso, il film non ha paura di raccontare la ferocia, le umiliazioni e la lotta per la sopravvivenza in una scuola elementare che sembra l’ambientazione di un war movie.
Un pugno nello stomaco che ci costringe a entrare nel mondo dei piccoli protagonisti, segnato dal dolore, dal silenzio e dall’impossibilità di trovare negli adulti quel riferimento utile per affrontare la vita. Assolutamente da non perdere.
Ilaria Berlingeri