Presentato in anteprima al Bif&st, dove ha vinto il premio per la miglior regia e quello per la migliore attrice protagonista a Ludovica Martino, arriverà al cinema dal 9 maggio con Adler Entertainment
L’opera prima di Daniela Porto, che ha scritto e diretto il film con Cristiano Bortone, ed anche autrice del romanzo omonimo, affronta i diversi aspetti della discriminazione sullo sfondo di una Calabria post bellica, in cui iniziano i primi fermenti politici che porteranno a importanti conquiste femminili.
Quello messo in scena, con grande efficacia, da Il mio posto è qui è un microcosmo di vizi privati e pubbliche virtù in cui il pregiudizio, il pettegolezzo e il maschilismo la fanno da padroni, imponendo a tutti le proprie regole.
Così, una ragazza madre (la Marta di Ludovica Martino) che ha trascinato la sua famiglia nel fango non può far altro che sposare un uomo che non ama e molto più grande di lei, per riparare alla sua situazione. Per di più che, per una donna, trovare un lavoro è quasi disdicevole, essendo da sempre relegata a occuparsi della casa e dei figli.
Per gli uomini la situazione è ben diversa: loro portano a casa il pane, e per questo devono essere rispettati e venerati, come impone la società patriarcale. A meno che, come il sacrestano Lorenzo (Marco Leonardi), non siano omosessuali: in quel caso, sono costretti a vivere la propria vita di nascosto dietro le varie facciate della ‘normalità’, a rifugiarsi in luoghi segretissimi e lontani dal giudizio, dove possono essere, anche se per poco, liberi di essere se stessi.
Tra due emarginati, malvisti da una comunità contadina bigotta ed ottusa, come Marta e Lorenzo, non può che nascere un rapporto di solidarietà e amicizia.
Sarà, infatti, proprio il maturo Lorenzo che farà scoprire a Marta la voglia di combattere per prendere in mano la propria vita, regalandole una macchina da scrivere con la quale poter conquistare l’indipendenza e il futuro. Così da capro espiatorio che ha già affrontato i suoi mostri, Lorenzo diventerà per Marta prezioso insegnante di vita, ispiratore di un modo diverso di vivere da come si è sempre fatto. E lei risponderà con il coraggio di rompere gli schemi, di mettersi in gioco, di costruirsi una professione e un’identità.
Ludovica Martino e Marco Leonardi sono bravissimi e affiatatissimi e illuminano i loro personaggi con un’espressività e un’intensità ammirevoli.
Dal canto suo, il film è sensibile e delicato, ma al contempo colpisce duro, senza cedere alla retorica, allo stereotipo o alla lacrima facile. E mette in scena, con grande incisività, il percorso di emancipazione di una donna attraverso la dignità del lavoro e di affrancamento da una cultura figlia di secoli di soprusi e ricatti.
Francesca Chiara Sinno