Diretto da Marco Simon Puccioni, arriva al cinema dal 21 al 23 febbraio e poi su Netflix dal 4 marzo
E’ la storia di un piccolo uomo che cerca il suo posto nel mondo Il filo invisibile, il nuovo film di Marco Simon Puccioni, in arrivo al cinema dal 21 al 23 febbraio e poi su Netflix dal 4 marzo.
La voce narrante del film è, infatti, quella dell’adolescente Leone, con due papà che lo amano e finalmente sposi per la legge italiana, una compagna di classe da poco trasferitasi in città per la quale ha una cotta e un saggio di fine anno da portare a termine, in cui raccontare la sua storia e quella della sua famiglia.
Un adolescente che attraversa, quindi, una delle fasi più delicate delle vita, alle prese con i pregiudizi dei suoi compagni, la spinta militante per la causa gay dei suoi genitori e una serie di interrogativi sulla sua vita, la sua identità e il suo futuro.
Come si può desumere dalla trama, dunque, Il filo invisibile è un film perfettamente calato nella nostra contemporaneità, capace di raccontarla con grazia ed acume, attraverso l’esplorazione dei legami che uniscono due padri e un figlio.
Il filo invisibile ci racconta i legami non biologici, il significato dell’essere genitori e le difficoltà che vanno affrontate per crescere un figlio. Pur lasciando la parte più ideologica sullo sfondo, il messaggio del film di Puccioni arriva forte e chiaro: il genitore è colui che cresce, che dà amore, che sta accanto e forma, e nessun rilievo ha in tal senso il legame biologico. Il filo invisibile è, infatti, la storia di una famiglia che si ama e che, nonostante le sue fragilità, ha il coraggio di non aver paura.
Nonostante l’utilizzo dei più classici stilemi della commedia, il film si apre, quindi, a una serie di interessanti riflessioni e coinvolge lo spettatore col suo ritmo dinamico e dei personaggi per cui è facile empatizzare.
Bravi, inoltre, tutti gli attori coinvolti, dagli adulti Filippo Timi e Francesco Sanna, ai giovani Francesco Gheghi, Giulia Maenza ed Emanuele Maria Di Stefano.
Il filo invisibile, in sintesi, è un riuscito racconto di formazione, ma anche un affresco leggero e mai banale sui cambiamenti della nostra società e le paure che non è ancora in grado di affrontare.
Alberto Leali