Kaveh Nariman è un medico legale che lavora in obitorio. Una sera investe accidentalmente con la sua auto una famiglia che viaggia in moto. Il bambino cade e batte la testa in modo apparentemente privo di conseguenze. A distanza di poche ore, però, il suo cadavere arriverà in obitorio. La diagnosi dell’autopsia è di avvelenamento per botulismo, ma il medico ha il dubbio che la causa possa addebitarsi all’incidente.
È un film bello e importante Il dubbio – Un caso di coscienza del regista iraniano Vahid Jalilvand, perché ci parla di responsabilità, colpa, coraggio, espiazione, verità. Un cinema morale che si rifà alla lezione di Farhadi e che parte da un piccolo episodio del quotidiano per costruire una catena di eventi imprevedibili e drammatici, che mettono i personaggi di fronte alle conseguenze delle loro azioni.
Un cinema che, come quello del regista di Una separazione, mette a confronto due diverse classi sociali, indagandone le rispettive reazioni dinanzi agli eventi e soprattutto contraddizioni e fragilità. Ma il principale punto in comune fra i due autori è certamente la cura della sceneggiatura, costruita in maniera solida ed attenta ad ogni dettaglio e alimentata dalla forza del dialogo e dalla capacità di restituire la complessità del reale.
Proprio dal quotidiano, infatti, ha origine una tensione narrativa ed emotiva fortissima, che rende un dramma rigoroso e intimista avvincente come un thriller. Al centro di Il dubbio – Un caso di coscienza ci sono due uomini alle prese con un senso di colpa che fa male e con un dilemma morale da risolvere per poter portare avanti la propria vita.
Le continue biforcazioni narrative, l’accuratezza psicologica dei caratteri e le ottime interpretazioni degli attori riempiono il film di emozione e umanità, tenendolo lontano dal manicheismo e dalle forzature. Vahid Jalilvand scava nelle ambiguità dell’animo umano, sottolineando come la necessità del castigo sia a volte l’unico modo per sopravvivere al dubbio, in una società che troppo spesso fugge dinanzi alle proprie colpe.
Presentato a Venezia 2017 nella sezione Orizzonti, il film ha vinto due premi meritatissimi: quello per il miglior attore a Navid Mohammadzadeh e quello per la migliore regia a Vahid Jalilvand.
Alberto Leali