Presentato nella sezione Forum all’ultimo Festival di Berlino, arriva in sala dal 18 aprile con Luce Cinecittà
Consultando Wikipedia alla voce “archivista” leggiamo: si tratta di una persona addetta alle attività di ordinamento e gestione di un archivio, sia pubblico che privato o ecclesiastico. La parte più qualificante del lavoro dell’archivista consiste nell’ordinamento dei documenti e nella formazione di un inventario, vale a dire di uno strumento ragionato per agevolare la ricerca di chi, a vario titolo, accede agli archivi. Esso comporta l’esecuzione di delicate operazioni in conseguenza delle quali i diversi documenti sono posti in connessione tra loro. Il lavoro archivistico viene eseguito dalle Soprintendenze Archivistiche competenti per territorialità. Connessione, ricerca, ordine, inventario quindi.
Ma si può archiviare la vita di un padre in tante scatole? Si può organizzare la memoria di una famiglia e di tante altre vite, famosissime o anonime, in scatoloni di cartone, che devono diventare stanze per accoglierla questa memoria? Come si sposta e come si riordina la storia del ‘900? L’arduo compito di raccontarci come si fa tutto questo spetta a Costanza Quatriglio che, con il suo film documentario Il Cassetto Segreto, dà voce ai maggiori intellettuali e artisti dell’epoca e mostra le immagini dei volti più noti del cinema e della letteratura.
Il papà di Costanza era Giuseppe Quatriglio, giornalista, saggista e scrittore, firma storica del Giornale di Sicilia. Quatriglio ha viaggiato in tutto il Mondo venendo in contatto con Marlene Dietrich e Winston Churchill, Cary Grant e Luchino Visconti, Leonardo Sciascia e Audrey Hepburn, Enrico Fermi e Ingrid Bergman, Charlton Heston e Carlo Levi, Renato Guttuso e Jean-Paul Sartre, nonché testimoniato eventi epocali come il terremoto del Belice o la divisione apparentemente insanabile sancita dal muro di Berlino. Il giornalista conservava tutto ciò che riguardava la sua vita professionale e personale, riempiendo fino all’orlo la casa di Palermo in cui la regista è cresciuta.
“«Hai aperto proprio il cassetto segreto!» Così mi ha detto mio padre nel 2010 quando gli ho messo sotto il naso un quaderno del 1937 pieno di poesie di gioventù. Da quella volta – racconta la regista – non ho fatto altro che pensare che un giorno i cassetti di mio padre li avrei aperti davvero. Nell’antica Grecia, accanto a Kronos, il tempo che scorre, c’è Kairos, il tempo debito, il tempo in cui le cose accadono perché spinte dalla necessità che agisce sulla nostra volontà. Il distacco dalla biblioteca di mio padre è il tempo debito; il tempo del lasciare è il tempo della conoscenza. Trasferire i libri, trasferire memoria. Trovandomi di fronte questo dono che la vita mi ha dato, sto facendo quello che devo fare. Sento che interrogo il mio mestiere, non solo per il gusto del cinema, ma anche per rispondere a quella che d’un tratto mi è parsa una chiamata. Fare cinema con immagini di repertorio – prosegue Costanza Quatriglio – è gesto di condivisione; ripercorrere, ripetere, elaborare, per vedere con altri occhi ciò che risuona nella memoria di noi tutti, a volte senza che noi stessi ce ne rendiamo conto.”
Casa-Mondo, tempo debito, memoria privata e collettiva. Il Cassetto Segreto nuota in una casa-ventre che muta. Una casa che è viva, perché viva è la storia che contiene: piena come un uovo, convulsa, caotica, nervosa e poi calma, malinconica, appagata e poi ancora fragile come un guscio vuoto, quando lascia uscire dall’uscio l’ultimo scatolone di ricordi.
Nel gennaio 2022 la regista Costanza Quatriglio decide di donare l’immenso archivio paterno alla Biblioteca della Regione Sicilia, il che comporta, appunto, questo grandissimo e lungo lavoro di catalogazione di libri, articoli, fotografie, filmini, registrazioni e oggetti d’arte appartenuti a suo padre. Le mura della casa Quatriglio contenevano l’intera storia del Novecento dal dopoguerra e non c’era più un centimetro libero! Tutto lo spazio era occupato dalla Storia di tutti, geograficamente e storicamente.
“La scoperta di oltre 60.000 negativi fotografici scattati da mio padre dal 1947 in poi, decine di bobine 8mm e centinaia di ore di registrazioni sonore, mi ha fatto comprendere che avevo la possibilità straordinaria di realizzare un film che ponesse al centro un intreccio di vicende e vite vissute che riverberano nella storia di noi tutti”, racconta Costanza, presentando il suo lavoro alla 74esima Berlinale.
La regista, che ha esordito nel 2003 alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes con il pluripremiato L’isola, ha vinto negli anni numerosi riconoscimenti con Terramatta nel 2013, Triangle nel 2015, 87 ore nel 2016 presenta, questa volta, un film dove la memoria diventa coscienza sull’attualità, diventa atto politico.
La camera a mano che vaga nella casa tra libri, pellicole, scatole, archivisti e parenti si muove inquieta ed impaziente. A tratti la ripresa soccombe sotto il peso dei ricordi, sotto ciò che la regista ha perso e sotto il peso della responsabilità che deve sobbarcarsi per ciò che ha ereditato. La catalogazione del materiale che viene ripreso è minuziosa ed ossessiva, ma salvifica per la figlia, per il padre e per tutti noi spettatori, che ringraziamo la regista per aver salvato migliaia di storie altrimenti dimenticate.
Certosino anche il lavoro di ricerca e tessitura della mastodontica mole di girato. Il montaggio è di Letizia Caudullo che, con l’assistenza di Debora Domizi, cuce insieme le immagini lasciando loro lo spazio indispensabile, senza indugi, spesso a ritmo di musica.
Tutto è raccontato a tempo debito. La voce di Costanza Quatriglio e la sua immagine, ritratta dal padre e poi autofilmata nella contemporaneità con la collaborazione della direttrice della fotografia Sabrina Varani, attraversano questo fiume di vita e di cultura.
Il Cassetto Segreto, nei cinema dal 18 aprile, distribuito da Cinecittà Luce, è un film-scatola che contiene la magia dell’Universo in una stanza. Lascia spazio all’empatia che si prova con chi deve decidere cosa “tenere o lasciare andare”, con il peso della responsabilità sociale di chi deve imbastire insieme memoria personale e collettiva. Empatia con chi deve archiviare la vita di un giornalista prolifico ma, soprattutto, di un papà.
Ilaria Berlingeri