Fuori Concorso a Venezia 75, I villeggianti (Les Estivants) è la nuova autobiografia immaginaria di Valeria Bruni Tedeschi, al cinema dal 7 marzo con Lucky Red
In una lussuosa casa in Costa Azzurra si riuniscono amici e parenti di Anna (Valeria Bruni Tedeschi), una donna in crisi dopo una relazione finita male. Valeria Bruni Tedeschi ci parla ancora una volta della sua famiglia e dei suoi variegati componenti, disegnando un affettuoso ritratto corale che profuma di vita vera.
Come sfondo utilizza la bella villa al mare dove ogni anno trascorre le vacanze insieme ad amici, parenti e personale di servizio, ricreando così un microcosmo apparentemente protetto, da cui si vorrebbero escludere i problemi del mondo esterno.
La narrazione di I villeggianti si intreccia, inoltre, a quella del film autobiografico che Anna intende scrivere sulla sua famiglia, servendosi dell’aiuto di una sceneggiatrice, interpretata da Noémie Lvovsky, che è anche una delle vere sceneggiatrici del film.
Diviso in atti, con un prologo e un epilogo, la nuova fatica di Valeria Bruni Tedeschi è un gustoso mix tra vita reale e vita immaginaria, che cala tutti i personaggi, interpretati da un cast di attori professionisti (Golino, Scamarcio, Arditi, Pérez, ecc.) e veri familiari della regista, in situazioni tragicomiche tese a raccontare le loro piccole normali follie.
Il prologo, una sequenza divertentissima ma anche intrisa di dolore e amarezza, è certamente il punto più alto del film, grazie al modo immediato e verosimile con cui viene colto il momento in cui una relazione di coppia si spezza.
Il film si sposta poi nella villa al mare dove la protagonista cerca di fare i conti con ciò che le è accaduto, circondata da un’umanità famigliare che vive a sua volta drammi sentimentali ed esistenziali. L’intento della Bruni Tedeschi è, dunque, quello di raccontare una molteplicità di solitudini che non si arrendono, aggrappandosi alla speranza e a strategie di sopravvivenza differenti.
I personaggi descritti con vivida sincerità si muovono, però, all’interno di una sceneggiatura che vuole assemblare troppe storie e situazioni, nonché registri espressivi molto diversi e non sempre ben amalgamati. Il risultato è che, nonostante la passione e la partecipazione con cui è raccontato, I villeggianti finisce per giungere a saturazione, pur se è assolutamente apprezzabile il tentativo della regista di raccontarsi intimamente, giocando col cinema e i suoi artifici.
I villeggianti è, infatti, un film libero ma costruito, leggero ma doloroso, vero ma non del tutto, che si fa emblema di un cinema che riflette su se stesso e sulla sua capacità psicoanalitica.
Alberto Leali