Nel cast internazionale: Laura Haddock, Edward Holcroft, Elisa Lasowski, Rosa Diletta Rossi e la partecipazione di Francesco Montanari. Dal 16 giugno in sala
“Una storia incredibile se non fosse accaduta davvero”, così Roberto Faenza descrive la vita del Premio Nobel Mario Capecchi, che ha scelto di raccontare nel suo film Hill of Vision, dal 16 giugno al cinema grazie alla distribuzione theatrical di qualità firmata Altre Storie.
Il film, di cui Faenza è anche co-sceneggiatore insieme a David Gleeson, si basa infatti sui ricordi di Mario Capecchi, Premio Nobel per la medicina nel 2007, soffermandosi sugli anni della sua infanzia e adolescenza, che sono stati determinanti per ‘scrivere’ il suo futuro di scienziato.
Una storia vera, intensa ed emozionante. Un film ricco di speranza, che incoraggia a credere in se stessi. Un invito ad avere ‘visioni’ più ampie, valorizzando il potenziale di chi è accanto a noi, come è accaduto a Mario Capecchi, sostenuto dalla sua famiglia che, dopo averlo ritrovato alla fine della guerra, lo ha sempre incoraggiato, a dispetto di chi lo considerava un ragazzo ‘senza speranza’ indisciplinato e inadatto allo studio.
Nel 2007 Capecchi è stato insignito del Premio Nobel per la Medicina insieme ai colleghi Martin Evans e Oliver Smithies e oggi è Distinguished Professor presso la School of Medicine dell’Università dello Utah. Le sue ricerche sulla genetica molecolare si sono rivelate di fondamentale importanza nella lotta contro gravissime malattie, in primo luogo il cancro, e sono attualmente rivolte allo studio delle componenti genetiche dell’ansia.
Il film, una produzione Jean Vigo Italia con Rai Cinema, in compartecipazione con Rhino Films, Inc, vanta un cast internazionale: Laura Haddock nel ruolo di Lucy Ramberg, madre di Mario, Edward Holcroft nel ruolo di Edward Ramberg, lo zio, Elisa Lasowski, nel ruolo di Sarah Sargent Ramberg, la zia; Francesco Montanari che interpreta Luciano Capecchi, il padre di Mario, Jake Donald – Crookes, nel ruolo di Mario da ragazzo, Lorenzo Ciamei nel ruolo di Mario da bambino, Rosa Diletta Rossi, nel ruolo di Anna.
“La sceneggiatura di questo film ha richiesto molti anni di elaborazione – afferma il regista Roberto Faenza – Intanto, partendo da una storia vera, la prima preoccupazione è stata di combinare lo spettacolo con la realtà. Sono stati anni di lavoro accanto a Capecchi, per il quale ricordare il suo passato non è stata una passeggiata.
Tornare indietro nel tempo, affrontare momenti drammatici della propria vita, anche se poi accompagnati da molte gioie, comporta uno scavare dentro se stessi che richiede forza e dedizione. Il senso del film è offrire allo spettatore gli stessi momenti di emozione e passione generati in me dall’incontro con la vita di Mario, un’avventura così appassionante che sembra un romanzo. Raccontare tutto ciò, sapendo che chi lo vedrà, uscirà arricchito da tante emozioni fuori dall’ordinario. Il messaggio è chiaro: se ce l’ha fatta Mario, partendo da una condizione così estrema, allora possiamo farcela anche tutti noi. Basta saper essere ‘resilienti’, ovvero non darsi per vinti, mai”.
Il film presentato in anteprima al Bif&st alla presenza di Capecchi è stato accolto con grande calore e commozione. “Vedere il film è stata una grande emozione – ha aggiunto Il Premio Nobel per la Medicina Mario Capecchi, perché sono riaffiorati tantissimi ricordi, alcuni belli altri decisamente meno, ma credo che il film contenga tutti gli elementi della mia storia e soprattutto un messaggio importante: dobbiamo credere sempre in noi!”
Nel film la fotografia è affidata a Giuseppe Pignone, i costumi al pluri-Premio Oscar® Milena Canonero, con Bojana Nikitovic, la scenografia a Francesco Frigeri, le musiche a Andrea Guerra e il montaggio a Walter Fasano.
Recensione a cura di Federica Rizzo
Dopo “La verità sta in cielo”, film del 2016 incentrato sul caso Emanuela Orlandi, Roberto Faenza torna a prendere spunto da una storia vera, scegliendo come soggetto di Hill of Vision l’incredibile ed avventurosa vita del premio Nobel per la medicina nel 2007, Mario Capecchi.
Seconda guerra mondiale, Alto Adige. Mario ha solo quattro anni quando sua madre viene arrestata dai fascisti. Il piccolo trascorre l’infanzia per strada vivendo di espedienti. Finita la guerra, lui e la madre miracolosamente si ritrovano e ricominciano una nuova vita in America, presso la comunità Quacchera ‘Hill of Vision’. Mario non riesce a inserirsi nel nuovo contesto di normalità, fino a quando non scopre, grazie allo zio fisico, la passione per la scienza.
Faenza decide di incentrare il suo racconto sull’infanzia del suo protagonista: prendendo spunto da una serie di tropi tipici della letteratura per ragazzi, da “Oliver Twist” a “Le avventure di Tom Sawyer”, Hill of Vision racconta, attraverso il viaggio che compie Mario in una società che dovrebbe proteggerlo ma che invece lo abbandona, la perdita dell’innocenza e la speranza per il futuro.
La prima parte del film, quella che si svolge in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale, è abbastanza patinata ed edulcorata tanto da risultare un po’ banale. Faenza sceglie un tono volutamente semplice e favolistico, rivolgendosi ad un pubblico chiaramente molto giovane. Le cose migliorano nella seconda parte, quella ambientata in America, decisamente più cinematografica della precedente, ma che non riesce a cancellare le pecche di un’opera che non spicca il volo.
Raccontando la vicenda di un bambino che ha sofferto e perduto molto, ma che è riuscito a rialzarsi, Hill of Vision riesce sicuramente nell’intento di portare alla luce la storia di un uomo straordinario.
Una favola drammatica che rimane sempre leggera, con una sceneggiatura non perfetta, ma che consegna un esempio di tenacia e di speranza per il futuro.