Non è la prima volta che Rupert Everett si cimenta con Oscar Wilde, non solo partecipando a film tratti dalle sue opere, ma anche vestendo i suoi panni sul palcoscenico teatrale. The Happy Prince – L’ultimo ritratto di Oscar Wilde, però, segna certamente una tappa importante nel suo percorso artistico, perché è il film da lui scritto, diretto e interpretato, che racconta gli ultimi anni di vita del grande letterato irlandese.
Anni oscuri e infelici, successivi al carcere e alla condanna ai lavori forzati, caratterizzati dal declino della sua popolarità di dandy acclamato dalla nobiltà e dalle masse. Everett mette in scena un Oscar malinconico, consunto e afflitto dai rimpianti, ben lontano da quello eccentrico e beffardo amato dai salotti. Sono pochi gli amici rimasti al suo fianco (lo scrittore Reggie Turner e soprattutto il devoto Robbie Ross, il personaggio più romantico del film) e le sue giornate trascorrono tra le strade periferiche di Parigi, a bere e cantare nelle bettole e ad allietare con le sue fiabe due ragazzi randagi.
Rinchiudendo Wilde in interni angusti o in esterni malsani e infondendo loro un’atmosfera tetra e mortifera, Everett regala un’interpretazione drammatica ed intensa, che manifesta tutto il suo amore per un personaggio che, per più di una ragione, sente vicino alla sua esperienza artistica e di vita.
Le sofferenze fisiche e psicologiche di un uomo tormentato e in cerca di rivalsa contro un mondo che l’ha condannato sono portate in scena con sensibilità ed istrionica teatralità, contrapposte ai pochi momenti più goderecci, legati soprattutto al ritiro napoletano dell’autore in compagnia del tadziano e viziato Bosie.
La struttura narrativa di The Happy Prince è caratterizzata da continui flashback e sbalzi temporali, che prendono spunto dai deliri sifilitici o dai ricordi, a volte gloriosi a volte terribili, del passato dell’autore. La regia di Everett mescola, invece, efficacemente la ricercatezza delle opere viscontiane con la mobilità nervosa e naturalistica del cinema dei Dardenne.
The Happy Prince si dimostra, in sintesi, il coraggioso biopic di un attore che a quasi 60 ani ha deciso di passare dietro la macchina da presa, per raccontare gli aspetti più cupi, grotteschi ed umani della personalità di Wilde, rendendo, così, giustizia all’ultima e poco nota fase della sua vita. Presentato fuori concorso alla Berlinale 2018.
Alberto Leali