In scena dal 4 al 23 febbraio
Dal 4 al 23 febbraio, il Teatro Argentina di Roma ospita il debutto di Guerra e pace, ambizioso adattamento teatrale dell’omonimo romanzo di Lev Tolstoj. La regia è affidata a Luca De Fusco, direttore artistico del Teatro di Roma, che porta in scena una delle opere più monumentali della letteratura mondiale, restituendone la forza epica e la profondità emotiva.
Questa nuova produzione dello Stabile capitolino, realizzata in collaborazione con gli Stabili di Palermo e Catania, segue idealmente la messinscena di Anna Karenina della scorsa stagione, completando così un dittico dedicato alla grande letteratura russa. Attraverso una sapiente regia e un’impostazione drammaturgica che intreccia storia e vicende personali, De Fusco dà vita a un affresco vibrante della società zarista, mettendo al centro le vite intrecciate delle famiglie Bolkonskij e Rostov, simboli di un’epoca di conflitti, passioni e trasformazioni.
Un classico senza tempo che parla al presente
Guerra e pace è un’opera che continua a interrogare il pubblico moderno, toccando temi universali come l’amore, la morte, la vendetta, il perdono e il destino dell’uomo di fronte ai grandi eventi storici. Senza bisogno di attualizzazioni forzate, il capolavoro di Tolstoj riflette le contraddizioni della nostra epoca, dominata ancora da conflitti e tensioni.
«I classici sono eterni», afferma De Fusco. «Il nostro intento non è attualizzare Tolstoj, ma lasciare che sia la sua opera a parlare, mostrando come la convivenza tra guerra e pace, amore e morte, tiranni e popolo sia ancora oggi incredibilmente attuale.» Una scelta che si traduce anche nell’evitare riferimenti espliciti ai conflitti odierni, come quelli in Ucraina o in Medio Oriente, concentrandosi invece sulla potenza narrativa dell’opera e sulla sua capacità di risuonare con le coscienze contemporanee.
I protagonisti di un’epopea umana e storica
Al centro della narrazione ci sono figure iconiche della letteratura russa: la giovane e impulsiva Nataša Rostova, interpretata da Mersila Sokoli, il tormentato Andrej Bolkonskij (Raffaele Esposito) e il complesso e carismatico Pierre Bezuchov (Francesco Biscione). Attorno a loro ruotano personaggi altrettanto emblematici, come la bellissima e ambigua Hélène Kuragina (Alessandra Pacifico Griffini), il romantico e problematico Nikolaj Rostov (Giacinto Palmarini) e la saggia Annette, impersonata da Pamela Villoresi.
Sul palco si alternano momenti di grande intensità emotiva, tra matrimoni, battaglie, amori e tradimenti, con un ritmo che richiama l’avvincente costruzione narrativa del romanzo. Come sottolinea De Fusco: «Tolstoj ha scritto un libro che ti impedisce di andare a dormire perché non riesci a staccarti dalle sue pagine. Se riusciremo a trasmettere almeno un po’ di questa passione, non lasceremo indifferente il nostro pubblico».
Una messinscena tra spettacolo e introspezione
L’adattamento di Guerra e pace si distingue per un’impostazione teatrale che combina proiezioni, apparizioni dal vivo e un uso evocativo delle musiche, creando un’esperienza immersiva e coinvolgente. Il gioco di passaggi e continui cambi di scena restituisce la grandiosità del romanzo, mantenendo al tempo stesso una profonda attenzione alle dinamiche psicologiche dei personaggi.
Nella moltitudine di figure che affollano l’opera, emergono i contrasti tra i valori autentici e genuini rappresentati dai Rostov e dai Bolkonskij e la corruzione della famiglia Kuragin. Sullo sfondo delle guerre napoleoniche, la storia personale dei protagonisti si intreccia con quella della Russia, dalle prime battaglie del 1805 fino alla travolgente insurrezione del popolo russo nel 1812.
L’opera di Tolstoj, con la sua commistione di eventi storici e vicende intime, continua così a esercitare un fascino irresistibile, offrendo al pubblico un’occasione unica per riflettere sulle grandi domande dell’esistenza umana.
Dal 4 al 23 febbraio, il Teatro Argentina invita gli spettatori a immergersi in questa straordinaria epopea teatrale, per riscoprire la bellezza e la potenza di un classico intramontabile.
Alberto Leali