Realizzato a processo ancora in corso, non un film inchiesta né di denuncia, ma un affresco corale che dà voce al dolore delle vittime e alle loro storie
Il cattolico Alexandre (Melvil Poupaud) vive una vita serena con sua moglie e i suoi 5 figli, ma un giorno apprende che Bernard Preynat, il prete che ha abusato di lui quando era negli scout, lavora ancora con i bambini a Lione. Deciso a non permettere che altri subiscano ciò che ha segnato la sua vita, l’uomo si rivolge all’arcivescovo di Lione, il cardinale Barbarin, chiedendo, invano, che vengano presi provvedimenti contro Preynat. Presto, ad Alexandre si uniranno altre due vittime, Francois (Denis Ménochet) e Emmanuel (Swann Arlaud), con cui creerà un’associazione che faccia rumore e scuota le coscienze: La Parole Libérée.
Ispirandosi allo scandalo dei casi di pedofilia nella diocesi di Lione, François Ozon gestisce al meglio la spinosa materia, dando vita a un’opera asciutta e incredibilmente misurata.
Grazie a Dio, premiato con l’Orso d’Argento alla 69ma Berlinale, sceglie di concentrarsi sul percorso interiore delle vittime, mantenendo la giusta distanza e lasciando che la vicenda cambi prospettiva da un protagonista all’altro. Racconta così di vite segnate, di ferite mai rimarginate, della battaglia di chi cerca di mettere a tacere quei fantasmi del passato che non lasciano tregua.
La sceneggiatura ripercorre con cura certosina i drammi riemersi di tre uomini, dando voce ai loro silenzi, al loro dolore, alle loro reazioni dinanzi ai mostri della prescrizione, dell’omertà e dell’immobilismo.
Tre diversi modi di reagire al trauma, tre diversi racconti di fragilità maschili per un film in cui il perdono, chiamato ad assolvere i crimini peggiori, condanna solo le vittime al silenzio perpetuo. Ma anche un film su chi ha il coraggio di parlare e chi sceglie di tacere, su chi ha perso la fede e chi non l’ha mai abbandonata, su chi trova in chi ha subito lo stesso trauma una qualche forma di pacificazione e chi invece non riesce a costruire nulla.
Con grande onestà intellettuale, Ozon non si abbandona ad eccessi e sensazionalismi, ma lascia che sia lo spettatore a partecipare attivamente a ciò che racconta: si affida, così, all’emotività e agli scambi dei suoi splendidi protagonisti, che regalano interpretazioni di mirabile calibratura.
Un film complesso, stratificato, senza sbavature, che dimostra la sorprendente versatilità del regista francese, pronto ad abbandonare la consueta ricercatezza formale per prediligere lo scavo psicologico e la meticolosa ricostruzione dei fatti.
Grazie a Dio arriva al cinema dal 17 ottobre distribuito da Academy Two.
Roberto Puntato