July, Kayla e Sam sono tre ragazze adolescenti che fanno il patto di perdere la verginità la sera del ballo scolastico. Peccato che i loro genitori lo scopriranno e faranno di tutto per impedirlo.
Si sa, prendere atto che i figli siano cresciuti e che prima o poi bisogna lasciarli andare è un momento difficile a cui ogni genitore va incontro nella propria vita. E’ proprio attorno a questo tema universale che ruota la divertente e scanzonata opera prima di Kay Cannon, sceneggiatrice di Pitch Perfect.
Giù le mani dalle nostre figlie non è certo un film imperdibile o memorabile, ma ha sicuramente il pregio di far trascorrere allo spettatore 102 minuti di assoluta spensieratezza, alternando ai soliti cliché, un bel ritmo e sonore risate.
Rientrando appieno in un filone di grande successo del cinema americano, quello della commedia demenziale, Giù le mani dalle nostre figlie inquadra, da un lato, le insicurezze dei genitori dinanzi all’idea di perdere i loro pargoli, dall’altro, la curiosità dei figli di sperimentare la vita, in primis attraverso il sesso.
Le tre ragazze protagoniste, interpretate dalle giovani ed efficaci Kathryn Newton,
Geraldine Viswanathan e Gideon Adlon, hanno tre modi diversi di intendere l’amore e di approcciarsi alla sessualità. July è una romantica e vorrebbe che la sua prima volta fosse assolutamente perfetta, con il ragazzo che ama e con l’atmosfera giusta; Kayla vorrebbe togliersi al più presto il pensiero, per giungere al college sollevata da un peso; Sam, infine, confusa sul suo orientamento sessuale, vorrebbe provare ad avere rapporti con un coetaneo per capirci finalmente qualcosa. In comune, però, le tre ragazze hanno la forte e complice amicizia che le lega e che le spinge a voler condividere anche un loro specialissimo anniversario.
Attorno a loro, ruotano i tre spassosi genitori, alle prese con le loro rispettive paure: Lisa, divenuta madre troppo presto, è stata lasciata dal marito per un’altra donna e July, a cui vorrebbe impedire un futuro come il suo, è tutta la sua vita; Mitchell è un omone tutto d’un pezzo, ma si commuove per ogni passo importante compiuto da Kayla, verso cui è amorevole e iperprotettivo; infine Hunter, padre apparentemente assente ed egoista, è l’unico che ha subito compreso il dilemma interiore della figlia Sam.
Tra innumerevoli tentativi di impedire che le loro bambine compiano la scelta più sbagliata della loro vita, i tre, interpretati dai perfetti Leslie Mann, John Cena e Ike Barinholtz, scateneranno una sequela impazzita di gag, che non impedirà, però, l’immancabile finale dal messaggio positivo.
Se non tutto fila liscio, a causa dello scadere in alcune solite trovate triviali da cinema commerciale, compresi vomito, genitali in vista e oggetti inseriti nel sedere, si può dire, però, che Giù le mani dalle nostre figlie raggiunge il suo scopo, ovvero quello di intrattenere con assoluta leggerezza strizzando l’occhio al pubblico più giovane.
Alberto Leali