Diretto da Lucio Pellegrini e prodotto da Matteo Rovere e Sydney Sibilia, arriva al cinema dal 13 marzo con Vision Distribution
Gioco pericoloso di Lucio Pellegrini si inserisce in un contesto relativamente inusuale per il cinema italiano, quello dell’arte contemporanea, per raccontare un intreccio che gioca con le dinamiche del noir, del melodramma e del thriller psicologico. Il film ruota attorno a Carlo Paris, un critico d’arte e scrittore (interpretato da Adriano Giannini), che accoglie nella sua casa di Sabaudia Peter Drago (Eduardo Scarpetta), un giovane artista che finisce per destare l’interesse di Carlo e il sospetto della sua compagna, la ballerina Giada (Elodie), che sembra nascondere un legame pregresso con l’intruso.
Il film parte con atmosfere sottilmente satiriche, in cui Pellegrini sembra ispirarsi alla leggerezza e al cinismo di Ruben Östlund, ma gradualmente vira verso un territorio più oscuro, simile a quello dei fratelli D’Innocenzo, per poi avventurarsi nei territori più tradizionali del thriller domestico. L’intreccio si sviluppa intorno a un triangolo amoroso che sfocia in un mistero, quando Carlo, con l’aiuto di Peter, decide di scrivere un romanzo ispirato a una scomparsa misteriosa. Ma la trama, purtroppo, non riesce mai a decollare davvero.
Il film fatica a trovare una direzione precisa e tende a disperdersi tra le sue molteplici ambizioni: la sceneggiatura non è mai all’altezza del potenziale del concept e offre uno svolgimento che appare spesso forzato e poco credibile. A ciò si aggiunge una galleria di personaggi secondari che sembrano più caricature di clichè che figure realmente inserite nel contesto noir.
La regia, tuttavia, è solida e supportata da un comparto visivo di grande impatto. Le immagini costruite dal direttore della fotografia Radek Ładczuk sono curate nei minimi dettagli, in particolare nelle scene che mostrano le performance artistiche e nelle inquadrature della villa di Carlo e Giada, una residenza tanto affascinante quanto opprimente, simbolo della trappola che si chiude attorno ai protagonisti. Le location, tra cui il Maxxi e la villa a Sabaudia, sono perfettamente scelte per sottolineare l’atmosfera d’inquietudine del film, ma non riescono a colmare le lacune narrative.
I protagonisti, ben interpretati da Giannini, Scarpetta ed Elodie, sono decisamente carismatici, con Giannini che conferisce al suo Carlo un’aria di intellettuale tormentato e ambiguo, mentre Scarpetta gioca con la doppia faccia di Peter, nascondendo l’inquietudine dietro un’apparente giovialità. Elodie, alla sua seconda prova cinematografica, riesce a trasmettere una vulnerabilità affascinante, ben bilanciata da una forza interiore che non passa inosservata. Tuttavia, il film non riesce mai a sfruttare appieno la chimica tra i tre attori, lasciando il pubblico indifferente verso le sorti dei personaggi.
Gioco pericoloso prova a mescolare i codici del thriller con quelli del dramma psicologico e dell’erotismo, ma senza mai trovare il giusto equilibrio. Nonostante l’ottima direzione artistica e un cast affiatato, il film finisce per smarrirsi nelle sue contraddizioni, presentandosi come una pellicola dall’ottima forma esteriore, ma carente nei contenuti. Il risultato è un’opera che sembra promettere molto, ma che alla fine delude, rimanendo in una zona grigia, tra l’ambizione e la vanità.
Federica Rizzo