In una piccola città nei pressi di Tampa, Frank Adler, giovane single, alleva da solo la nipote di sette anni Mary, che dimostra un talento straordinario per i numeri e la matematica. A scuola, la bambina si distingue subito per le sue eccezionali capacità, che spingono a proporla per un istituto per bambini “gifted”. Ma Frank, ben conscio delle doti della nipote, vorrebbe invece assicurarle un’infanzia serena e spensierata. I problemi iniziano con l’intervento di Evelyn, madre di Frank, che pretende per la nipote una formazione appropriata in ambiente accademico e con un team di insegnanti specializzati a disposizione.
Dopo la saga di Spider-Man, Marc Webb abbandona il genere mainstream per tornare ai toni della commedia agrodolce, con Gifted- Il dono del talento, che racconta il rapporto d’amore fra uno zio travestito da papà e una nipote intellettualmente superdotata.
Anche se con qualche caduta nella retorica, Gifted è un film sincero ed efficace, che emoziona con la semplicità della scrittura e la sensibilità del racconto. Ottima è soprattutto l’alchimia fra la bravissima McKenna Grace, che sorprende per naturalezza e spontaneità, e un inedito Chris Evans, nei panni di uno zio dal cuore grande, ma segnato dalla perdita e dai sensi di colpa.
Si ride, ma si piange anche tanto in Gifted, perché la vicenda narrata è talmente piena di dolcezza, tenerezza e amore da stringere il cuore. Alternando la leggerezza della prima parte, alla profondità della seconda, Webb tratta temi importanti e complessi senza mai risultare furbo o ricattatorio: si riflette così sulle difficoltà dei genii, sulla responsabilità genitoriale, sugli errori degli adulti, sulla diversità, sul passato che ritorna, sull’egoismo travestito da amore, sul concetto di normalità.
E ne viene fuori un film toccante e intriso di umanità, che ha al suo attivo dei personaggi ben caratterizzati, che ci entrano subito dentro.
Alberto Leali