Alla Gambero Rosso Academy si è svolta una degustazione di 23 vini guidata dal curatore della Guida Vini d’Italia, Marco Sabellico
Una masterclass dedicata alla degustazione di 23 vini d’eccellenza del Consorzio Vino Toscana, guidata da Marco Sabellico, curatore della Guida Vini d’Italia, si è svolta alla Gambero Rosso Academy di Roma.
Il Consorzio Vino Toscana si occupa di gestire, tutelare, promuovere e valorizzare gli interessi del vino Toscana a Indicazione Geografica Tipica. Ne possono far parte i viticoltori, i vinificatori e gli imbottigliatori che rivendicano vino Toscana IGT.
Il Consorzio ha iniziato il proprio lavoro con la consapevolezza che i vini designati sotto il nome Toscana, Indicazione Geografica Tipica, hanno grande rilevanza nel panorama del vino italiano e internazionale. Toscana, infatti, è oggi un nome che evoca prodotti di grande qualità, associati ad un territorio di indiscusso fascino.
Il compito del Consorzio Vino Toscana è, quindi, quello di costruire un’entità in grado di gestire, e soprattutto tutelare, il vino Toscana IGT, cercando al contempo di favorire l’inclusione di tutti gli attori che operano nella sua filiera.
La masterclass di Gambero Rosso è stata, pertanto, l’occasione per conoscere la straordinaria ricchezza della viticultura regionale toscana attraverso le molte realtà imprenditoriali della Regione, grandi e piccole, singole e aggregate, che operano nella filiera del vino Toscana IGT. E al contempo di percorrere un interessante excursus storico per comprendere come si è giunti a una realtà produttiva ampia e variegata com’è oggi quella del Consorzio Vino Toscana.
Come ha, infatti, egregiamente raccontato Marco Sabellico, coadiuvato dal direttore del Consorzio Vino Toscana Stefano Campatelli, le norme sulla denominazione di origine dei vini erano piuttosto confuse fino alla legge 164/92, che finalmente definì la classificazione IGT portando poi alla nascita del vino Toscano.
L’IGT Toscana comprende tipologie di vino e territori molto differenti tra loro e anche le aziende sono tra loro molto diverse, dai big ai piccoli artigiani.
Il Consorzio Vino Toscana, attraverso l’approvazione di uno statuto maggiormente inclusivo nel 2019, intende tutelare il nome Toscana in relazione alla produzione vitivinicola per evitare utilizzi non conformi o non rispettosi della legge. Ma anche di permettere ai produttori toscani di trarre vantaggio dalle molteplici e diverse caratteristiche che il loro territorio offre per la produzione di vino.
I partecipanti alla masterclass di Gambero Rosso hanno potuto godere di un percorso enologico ricco e affascinante, arricchito da sapienti abbinamenti culinari realizzati dal Resident Chef, Marco Brioschi.
23, come suddetto, sono stati i vini degustati, attraversando l’intero territorio della regione Toscana e le varie tipologie di vino coperte nell’ambito della denominazione Toscana IGT. Si è partiti dall’unico bianco, Quattro chiacchiere a Oltrepoggio del 2022, uno Chardonnay dalla grinta acida di Colognole, per concludere con l’ormai iconico Solengo 2019 di Argiano, nel cuore di Montalcino: un rosso profondo, elegante ed armonioso che mescola Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah e Petit Verdot.
Nel mezzo, in purezza, notevoli Cabernet franc (Arcanum 2019 di Tenuta di Arceno, Guardavigna 2019 di Podere Forte, Auritea 2018 di Tenute Lunelli), Merlot (FSM 2019 di Castello Vicchiomaggio, Vas 2019 di Villa a Sesta), Ciliegioli (Banditaccia 2023 di Le Rogaie, Il poderone 2021 di Terre dell’Etruria) e Cabernet Sauvignon (Farnito 2019 di Carpineto, Olmaia 2018 di Tenuta Col d’Orcia, Acciaiolo 2020 di Castello di Albola).
Tra i vini che mescolano più varietà di uve, sono spiccati, invece, Oreno 2022 di Tenuta sette ponti (Merlot/Cabernet Sauvignon/Petit Verdot), Giramonte 2021 di FRESCOBALDI (Sangiovese e Merlot), Badesco 2019 di Bonacchi (Sangiovese, Merlot, Cabernet Sauvignon) e Balifico 2020 di Castello di Volpaia (Sangiovese e Cabernet Sauvignon).
Ad esaltare al meglio ogni calice ci ha pensato lo straordinario, ed impegnativo, lavoro del Resident Chef Marco Brioschi: a cominciare dall’uovo morbido con cavolo nero e alici, per poi proseguire con funghi, topinambur e castagne, trippa, fegatini, cannellini ed olive e per concludere ravioli di cinghiale, salsa verde e fonduta di pecorino.
Roberto Puntato