Le feste natalizie portano al cinema anche Ferdinand, storia di un toro gentile che odia combattere ed è più a suo agio tra i fiori. Il lungometraggio d’animazione, prodotto dalla Blue Sky Studios e distribuito dalla 20th Century Fox a partire dal 21 dicembre, è la versione cinematografica del corto Disney Ferdinando il toro (1938), a sua volta basato sul libro per ragazzi La storia del toro Ferdinando di Munro Leaf (1936), vietato nella Spagna franchista e nella Germania nazista.
Alla regia c’è il brasiliano Carlos Saldahna, già coregista di L’Era glaciale e autore di Rio e Rio 2 e L’era Glaciale 2 e 3, che conferisce al film il ritmo pimpante dei suoi precedenti lavori e uno spirito ironico e dolcemente profondo.
La vicenda è, ovviamente, ambientata nella Spagna machista e sanguinaria delle corride, dove lo scontro fra il torero più temerario e il toro più grosso e minaccioso è alla base del folklore locale. Ferdinand, però, nonostante le dimensioni imponenti, non ha affatto voglia di combattere, ma è amabile e pacifico, specie perché da piccolo ha visto suo padre partire e non tornare più. Fuggito in tenera età dall’allevamento che prepara i tori alla corrida, Ferdinand viene accolto dalla piccola Nina e da suo padre, che lo riempiono d’amore… e di fiori. Ma l’idillio finisce quando una disavventura lo riporterà sulla strada della competizione.
Il messaggio di Ferdinand è semplice e chiaro, e quindi pienamente comprensibile per i più piccoli a cui il film è principalmente indirizzato: un inno alla pace e alla necessità di essere sempre se stessi, indipendentemente dall’aspetto, dal pensiero degli altri e dalle restrizioni sociali. La sceneggiatura non scade mai nel melenso, ma mette in scena una galleria di personaggi divertentissimi, che accompagneranno Ferdinand nel suo cammino di “crescita” (irresistibili la stralunata capra Lupe, i tre porcospini e i cavalli snob).
“Ho portato sullo schermo dei bei messaggi– dice Carlos Saldanha alla conferenza stampa del film – ovvero che è possibile risolvere i problemi senza ricorrere alla violenza, che non si deve mai giudicare dalle apparenze, che bisogna essere tolleranti e che la diversità è un pregio e non un difetto. E’ stata la prima volta che ho realizzato un film tratto da un libro; prima di iniziare ho parlato con la famiglia di Munro Leaf, che mi ha dato piena libertà per quanto riguardava lo stile e il look del film, purché rimanessero intatti i sentimenti. D’altronde, tanti cambiamenti sono avvenuti dal 1936 ad oggi, ma il messaggio del libro è sempre attualissimo, ed anzi oggi ancor più urgente. Mi auguro, ad esempio, che i figli di Trump lo abbiano letto.”
“Il libro, però, è molto breve, pertanto ho dovuto allargare la storia inserendo più personaggi e più punti di vista – prosegue il regista -. Rispetto ad altri miei film, come Rio, ad esempio, che si concentra sui colori primari tipici dei paesi tropicali, Ferdinand ha i colori della terra, propri della Spagna. Molto mi hanno ispirato i vecchi poster delle corride dipinti a mano: e pur se l’animazione è in 3D, abbiamo cercato di rendere le immagini il più possibile simili a dei dipinti“.
Roberto Puntato