Debutto in prima nazionale dal 10 al 22 dicembre
Atteso debutto al Teatro Vascello – in prima Nazionale – per il Faust di Leonardo Manzan, giovane autore e regista che si è già distinto per la sorprendente originalità dei suoi lavori che hanno ottenuto per due anni consecutivi i riconoscimenti della Biennale Teatro di Venezia.
Dopo i successi nelle passate stagioni in Italia e all’estero di Cirano deve morire, Glory Wall e Uno spettacolo di Leonardo Manzan, il giovane regista sceglie di misurarsi con un monumento della letteratura teatrale moderna, il Faust di Johann Wolfgang Goethe.
Manzan attraverso un Faust artista indaga il tema del ruolo del teatro nella società, della responsabilità di chi crea nei confronti del pubblico e dei limiti dell’espressione del desiderio individuale.
Il pubblico, sempre protagonista negli spettacoli di Manzan, è accompagnato da un affiatato gruppo di sei giovani interpreti – Alessandro Bandini, Alessandro Bay Rossi, Chiara Ferrara, Paola Giannini, Jozef Gjura, Beatrice Verzotti – attraverso la vicenda di Faust ed è invitato a muoversi insieme a loro in equilibrio sul filo teso tra fantasia e realtà, intrattenimento e impegno, quel filo sottile su cui ogni artista cerca disperatamente il suo equilibrio.
Completano il cast dei collaboratori artistici: Rocco Placidi per la drammaturgia, Franco Visioli per le musiche e il suono, Giuseppe Stellato per la scena e Rossana Gea Cavallo per i costumi, Marco D’Amelio per le luci. Lo spettacolo è prodotto da La Fabbrica dell’Attore-Teatro Vascello, TPE Teatro Piemonte Europa e LAC Lugano Arte e Cultura, in collaborazione con il Teatro della Toscana-Teatro Nazionale. Si ringrazia l’Associazione culturale Cadmo.
A partire dal Faust di Goethe
La sinossi del Faust di Goethe si potrebbe riassumere in una riga: c’era una volta un uomo che fece un patto col diavolo. Eppure, a partire da questo semplice spunto, perfetto per una favola da teatro delle marionette, Goethe ha costruito un’opera monumentale che fa da specchio alla modernità.
Colta e goliardica, tragica e parodica, cosmica e sentimentale, tra il dramma e avanspettacolo, la prima opera moderna è in realtà un’opera post-moderna.
Non si può tornare indietro e riportare all’ordine il caos che Goethe attraversa. Bisogna assecondarne la varietà, nel tentativo di recuperare la leggerezza di un racconto popolare che inizia appunto così: c’era una volta un uomo che fece un patto col diavolo.
Note di regia
Il Faust di Goethe comincia con una sorpresa per noi teatranti. Da due secoli di distanza, l’autore ci fa un ritratto perfetto in forma di parodia: scrive un Prologo sul Teatro.
L’impresario, il drammaturgo e l’attore discutono su quali siano gli ingredienti giusti per fare uno spettacolo di successo. Il risultato è una scena divertentissima, ma anche impietosamente rivelatoria.
“Io vorrei proprio piacere a tutti (…) Come fare perché tutto sia nuovo, vivace
E, pur essendo profondo, diverta?” dice per esempio l’impresario, ricordandoci che l’unico vero problema di un teatrante è come portare il pubblico in sala.
Ritrovando noi stessi in questo prologo abbiamo scelto di far intervenire il personaggio di Faust nella discussione.
Il nostro Faust ha un problema concreto e insormontabile: vuole mettere in scena il Faust di Goethe. Vuole rappresentare sé stesso. Ma questo non è più possibile: sa troppo di sé, è troppo intelligente, non crede più al diavolo