Al cinema solo il 15, 16 e 17 aprile distribuito da Medusa
La figura di Ennio Doris, il “banchiere gentile”, colui che costruì la banca intorno alla persona, è al centro del biopic diretto da Giacomo Campiotti con protagonista Massimo Ghini.
Un’operazione indubbiamente rischiosa, visto l’intento palesemente celebrativo della pellicola nel dipingere Doris come figura eroica e salvifica, che si sobbarca un debito di centinaia di milioni di euro pur di salvare i propri risparmiatori dopo il crollo della Lehman Brothers.
Al netto, però, degli elementi agiografici, che ci mostrano un uomo senza difetti e cedimenti e di profonda integrità morale, il film riesce ad essere coinvolgente, grazie a una struttura narrativa classica, ma pur sempre efficace.
Il film si snoda, infatti, in tre archi temporali che si rincorrono e si alternano, nel tentare di fornirci una visione di Doris a 360 gradi: troviamo, quindi, l’Ennio bambino, con una capacità d’osservazione fuori dal comune, l’Ennio adulto, che scopre l’amore e cova un sogno nel cuore, e infine l’Ennio banchiere che tutti conosciamo.
Nonostante, per sguardo e toni, prevalga la sensazione di un’opera su commissione, il film è un racconto edificante che in tempi bui come quelli odierni potrebbe fare bene al cuore. Testimoniando come la genialità delle idee, quando si coniuga con l’onestà intellettuale e la bellezza dell’animo, possa portare alla realizzazione dei propri sogni, ma anche al bene altrui.
Buono il cast, a cominciare da Ghini nei panni del Doris adulto, con Lucrezia Lante della Rovere nei panni della moglie Lina ed Eugenio Franceschini in quelli del figlio Massimo.
La regia e la scrittura abbracciano gli stereotipi e la semplificazione di molta fiction televisiva, dimenticando la complessità del racconto cinematografico; ciò nonostante Ennio Doris – C’è anche domani non è un film disprezzabile.
Racconta un certo tipo d’Italia che non c’è più, celebra valori come la coerenza, l’altruismo, l’onestà e il rispetto, oggi difficilmente collocabili specie in ambito finanziario. E fa sognare un mondo migliore, fatto di uomini giusti, che non si limitino al proprio tornaconto, ma vogliono essere utili alle persone.
Carla Curatoli