Girato in Puglia, il film è tratto dall’omonimo libro-inchiesta di Carlo Bonini e Giuliano Foschini. In concorso in Orizzonti alla 79ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e in sala dal 22 settembre con 01 Distribution
Tratto dall’omonimo libro-inchiesta di Carlo Bonini e Giuliano Foschini e basato sulla storia vera della prima pentita donna della mafia del Gargano, Ti mangio il cuore è un gangster movie che racconta la storia di Marilena, madre di tre figli divisa tra un marito possessivo e un giovane uomo di un clan rivale follemente innamorato di lei. La donna è costretta a lottare per sé e per la sua prole in una realtà dominata dalla logica dell’onore e del maschilismo.
RECENSIONE a cura di Federica Rizzo
Puglia, Promontorio del Gargano. A riaccendere un’antica faida tra due famiglie rivali è un amore proibito: quello tra Andrea (Francesco Patanè), riluttante erede dei Malatesta, e Marilena (Elodie), bellissima moglie del boss dei Camporeale.
Pippo Mezzapesa gioca con i cliché del racconto di mafia per mettere in scena i rapporti famigliari viscerali, l’attaccamento alla terra e i codici di un mondo rurale in cui vige la legge dell’onore.
Non spiccando per particolare originalità – di storie di mafia ne abbiamo viste in quantità industriali – Ti mangio il cuore si distingue, invece, per le sue qualità visive. A partire dalla splendida fotografia in bianco e nero – moderna, potente e in grado di esaltare i volti dei personaggi – e da un’estetica precisa, che ricerca l’eleganza all’interno di un contesto brutale e violento.
Un film che, nonostante i grandi comprimari come Tommaso Ragno, Michele Placido, Lidia Vitale e Francesco Di Leva, trova in Elodie la sua musa ispiratrice, capace di prendersi la scena con carisma e prepotenza.
Ti mangio il cuore regala alla cantante, alla sua prima prova sul grande schermo, un personaggio in grado di esaltarla al meglio, anche grazie a splendide inquadrature che solo l’occhio del cinema riesce a catturare. La grande cura formale, con cui Mezzapesa affronta la sua opera, fa il resto.
IL RACCONTO DI ELODIE
Aspettavo la magia. Da tempo pensavo che sarebbe stato bello misurarmi con la recitazione, ma cercavo un progetto che mi avrebbe permesso di fare qualcosa che da cantante non riuscivo a fare, che mi desse una vibrazione più profonda. Mi sono completamente innamorata di Marilena: è una donna vera, con un carattere complesso. Crede di sapere come utilizzare il suo potere ma in realtà è schiava di un retaggio culturale. La sua bellezza è la sua fragilità, ma sarà anche la sua via di salvezza.
Il RACCONTO DI PIPPO MEZZAPESA
Elodie è stata una scelta d’istinto e si è rivelata una meravigliosa interprete. Lei, che è la più pazza e la più istintiva di tutti, si è lanciata a capofitto nel progetto iniziando un percorso davvero complesso. Da parte mia, era da un po’ che volevo raccontare la cosiddetta “quarta mafia”, quella foggiana del Gargano, che uccide sparando in faccia per togliere anche il ricordo. E’ una realtà pugliese ancora poco conosciuta, ma credo sia necessario raccontarla perché affrontare le ferite aiuta a rimarginarle.