In scena dal 3 al 15 dicembre al Teatro Eliseo
L’irreprensibile e prüde segretaria Katharina Blum incontra a un ballo di carnevale Ludwig Götten, un piccolo criminale, sospetto terrorista. Trascorre la notte con lui e l’indomani, non del tutto consapevole della situazione, ne facilita la fuga. Katharina, interrogata brutalmente dalla polizia, collabora solo in parte. La stampa scandalistica, attraverso lo spietato giornalista Werner Tötges, viola ripetutamente la privacy di Katharina e manipola le informazioni raccolte, ne fa prima una complice del bandito e poi una vera e propria estremista. La vita di Katharina viene sconvolta: riceve minacce e offese, i suoi conoscenti vengono emarginati, il suo onore viene definitivamente compromesso. La polizia e lo Stato non la tutelano. Dapprima disperata, poi lucida nel suo isolamento, Katharina Blum si vendica uccidendo il giornalista Tötges e si costituisce alla polizia.
Nonostante il tema drammatico, la struttura costruita da Heinrich Böll è lieve, ironica e piena di simpatia per il personaggio. Lo scrittore, con straordinaria abilità, per tutto il racconto, non fa che parodiare il linguaggio della stampa scandalistica, con i suoi luoghi comuni, le moralizzazioni spicciole, le espressioni alla moda, la sua piattezza intrinseca.
La forma del romanzo è quella del giallo: si parte dall’atto già avvenuto, andando avanti e a ritroso, permettendoci così di vedere quell’incubo mediatico che avvolge la protagonista, con le sue menzogne che ne distruggono le relazioni sociali e intime, portandola al gesto estremo.
Nonostante siano trascorsi più di quarant’anni dall’uscita del romanzo, si rimane colpiti dall’attualità di alcune problematiche emerse nel secondo dopoguerra e sviscerate da Böll nei primi anni ’70: tra queste vi sono senza dubbio quelle riguardanti l’uso dei mezzi di comunicazione di massa e le forme di violenza intrinseche al linguaggio mediatico.
Scriveva Heinrich Böll nel 1959: “…chi si serve pubblicamente delle parole mette in movimento mondi interi e nel piccolo spazio compreso tra due righe si può ammassare talmente tanta dinamite da far saltare in aria questi mondi…”. Oggi diciamo facebook, twitter etc etc, ma Böll ci aveva messo in guardia in modo esemplare molto tempo fa.
«Portare in scena un romanzo – commenta il regista Franco Però – implica di poter contare su interpreti che incarnino appieno i diversi personaggi concepiti sulla pagina dall’autore».
In L’onore perduto di Katharina Blum gli attori del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia sono diretti naturalmente da Però. A loro per l’occasione si aggiungono Elena Radonicich (applaudita di recente nella popolare fiction La porta rossa, oltre che sul grande schermo) che sarà Katharina, e Peppino Mazzotta, bravissimo attore di teatro, amato dal grande pubblico per il suo ruolo di Fazio nella famosissima serie tv Il commissario Montalbano.
NOTE DI REGIA
«Siamo ormai invasi da un continuo succedersi di notizie, riportate nelle interpretazioni più diverse, dalla molteplicità di canali – giornali, web media, social – che connotano la nostra società… Per non dire delle fake news, che colpiscono chi non ha tempo o strumenti per approfondire, o del fatto che anche davanti a un semplice fatto di cronaca si continui a condannare sempre, prima di ogni verifica: trovo imbarazzante che sia ancora così… Questo mi ha indotto a riflettere su chi ha saputo intuire tutto ciò, analizzarlo in modo organico, raccontare di come il solo trovarsi nel luogo sbagliato con la persona sbagliata, possa innescare la gioia di un comunicatore in malafede. Heinrich Böll negli anni Settanta già capiva e indicava la via che avremmo imboccato. Di quest’autore sento vicina anche l’ironia e quel suo saper guardare in modo distaccato ai fatti: un distacco che assieme al suo talento di narratore, assicura al lettore la possibilità di non restare del tutto immerso nella storia e di penetrarla con senso critico».
«Della forza di Böll ti rendi conto ancora di più mentre lavori sul testo, è stato così quando abbiamo analizzato l’adattamento con Letizia Russo, comprendendo come ogni personaggio sia perfettamente dipinto, in pochi tratti. C’è una splendida protagonista ma è anche vero che ogni personaggio è protagonista, ed è allo stesso tempo profondamente reale ma anche un simbolo. Attraverso queste figure vengono raccontate le classi sociali “alte” e quelle più proletarie, ugualmente inermi davanti alla manipolazione della verità. C’è il potere, incarnato da un personaggio di cui si parla molto, ma che agisce in pochi momenti: sufficienti per costruire la propria salvezza distruggendo altre vite. E c’è il giornalista, che inventando sul filo del verosimile rende credibili e logiche falsità totali. A ogni personaggio Böll dà straordinaria forza. E poi, certo, Katharina: all’inizio sembra non aspettarsi molto sul piano affettivo, si accontenta del rapporto con i suoi datori di lavoro, con la madrina, ama cose semplici, non sembra possedere grandi passioni. Ma da un innamoramento nasce per lei una sorta di educazione al sentimento che la conduce a un gesto estremo. È particolare la scelta di un personaggio così “normale”: in questo accosto Böll a Camus. Entrambi guardano a figure che inizialmente sembrano vivere di poco, come per avvisarci che anche la persona più neutra può essere distrutta dagli eventi, trascinata in una spirale negativa ma forse anche condotta a una presa di coscienza prima inimmaginabile».