Il folgorante esordio di Filippo Meneghetti è stato candidato agli Oscar come miglior film straniero
La Fondazione Cinema per Roma realizza, fra giugno e settembre, la rassegna “Storie di donne”, un programma di cinque film per celebrare le migliori espressioni del cinema al femminile. Le opere selezionate, tutte presentate con successo nelle ultime due edizioni della Festa del Cinema, vengono proiettate presso il Laghetto dell’Eur (Roma) nell’ambito di TIMVISION Floating Theatre Summer Fest, ideato e organizzato da Alice nella città in collaborazione con Eur Spa.
Sabato 17 luglio alle ore 21 sarà la volta di DUE di Filippo Meneghetti, diventato un caso grazie a un’accoglienza entusiastica in tutto il mondo che lo ha portato fino alla candidatura al Golden Globe e a rappresentare la Francia agli Oscar.
Il film d’esordio del giovane regista italiano è interpretato da due attrici leggendarie come Barbara Sukowa e Martine Chevallier e affronta un tema inconsueto come l’amore tra due donne mature, mescolando dramma, suspense e ironia .
Le protagoniste, Nina e Madeleine, si amano in segreto da decenni e tutti, compresi i parenti di Madeleine, pensano che siano solo vicine di casa, vivendo entrambe all’ultimo piano dello stesso palazzo. Quando la routine di ogni giorno viene sconvolta da un evento imprevisto, la famiglia di Madeleine finisce per scoprire la verità e l’amore tra le due è messo a dura prova…
“Il film racconta la storia di una sfida e di una passione insieme dolce e caparbia” afferma Meneghetti. “Ma questa sfida è anche un modo di esplorare alcuni temi che mi affascinano: quanto influisce sulle nostre azioni lo sguardo degli altri? Quale conflitto interiore si accende nel confronto con questo tipo di censura? Gli ostacoli che incontrano sul loro cammino spingono spesso Nina e Madeleine a comportamenti estremi, ma non dobbiamo dispiacerci per loro: sono eroine che combattono per il loro amore“.
“Un giorno stavo per suonare il campanello di un amico, quando ho sentito delle voci provenienti dall’ultimo piano – continua il regista – Sono salito a dare un’occhiata. Le porte d’ingresso dei due appartamenti erano aperte, e le voci erano di due donne che parlavano tra loro dai rispettivi appartamenti. Ho indugiato per alcuni minuti, di nascosto e in silenzio. In seguito, il mio amico mi disse che le due donne erano vedove settantenni che scacciavano la solitudine tenendo sempre aperte le loro porte e usando il pianerottolo come parte di un appartamento allargato che copriva l’intero piano. Questo episodio ha acceso qualcosa nella mia mente, e così ho potuto immaginare la mia storia. Fin dall’inizio, volevo girare questa storia d’amore come un thriller: un occhio che guarda attraverso uno spioncino, un intruso nella notte… L’idea era quella di prendere in prestito i codici della suspense, reinterpretandoli in modo che fossero coerenti con l’universo del film”.