L’attrice Dora Romano è tra le interpreti de L’amica geniale, la serie evento firmata da Saverio Costanzo, tratta dal bestseller di Elena Ferrante, presentata in anteprima mondiale a Venezia 75 e in onda su Rai1 dal 27 novembre
La ricordiamo al cinema nel ruolo della moglie di Dustin Hoffman in Profumo – Storia di un assassino e nel recente e acclamato Sulla mia pelle, dedicato agli ultimi giorni di vita di Stefano Cucchi; in teatro è stata la Madre Superiora nel cult Sister Act ma ha anche affiancato autentici mattatori come Lillo e Greg ed Enrico Montesano. La talentuosa attrice Dora Romano, in questi giorni nel ruolo della vecchietta dei piccioni in Mary Poppins – Il Musical e prossimamente nel film Un’avventura con Laura Chiatti e Michele Riondino, è tra le interpreti dell’attesissimo L’amica geniale, la serie tv di Saverio Costanzo tratta dal bestseller di successo di Elena Ferrante.
Presentata in anteprima mondiale a Venezia 75 e su Rai1 dal 27 novembre in 8 episodi, L’amica geniale racconta la storia di una grande amicizia tra due donne, ma anche quella di un intero Paese attraverso vari decenni e generazioni. Dora Romano interpreta la Maestra Oliviero, che scoprirà che una delle bambine più povere della sua classe, Lila, ha un cervello talmente eccezionale che le consente di imparare a leggere e scrivere da sola. La donna inizierà, così, un’ardua battaglia per consentire un futuro sia a Lila che alla sua amichetta Lenù.
Dora, com’era la Napoli degli anni ’50 e com’è cambiata oggi?
La Napoli del 1950 era molto povera, veniva fuori dal disastro della seconda guerra e faceva fatica a riemergere dai bombardamenti. Napoli oggi è cambiata; non ci vivo più da molti anni, ma in certe aree è rimasta la stessa. Al napoletano piace restare nella sua dimensione, dove tutti si conoscono e si sentono protetti rispetto alla grande metropoli. Io da bambina ho vissuto a stretto contatto con questa realtà, infatti vivevo nel vicolo di un palazzo antico dove tutti ci conoscevamo.
Il ruolo della maestra è importante sia nella serie che nella vita. Quali sono le sue considerazioni in proposito?
Sì, la maestra Oliviero ha il compito di mettere insieme i caratteri delle bambine della classe e di dare loro uno scopo comune, cioè quello dello studio e del passaggio del testimone. Questo, in realtà, dovrebbe essere il compito di ogni maestra. All’epoca la conoscenza si dettava a voce e tutti pendevano dalle labbra del maestro, l’autorità era importante e aveva la sua valenza profonda. A me l’autorevolezza piace e penso che sia importante in un rapporto educativo; adesso i ruoli sono invertiti, sono gli studenti a dettare legge e questo va a discapito della loro educazione e del loro apprendimento.
A lei è capitata un’amicizia così lunga e importante come quella tra le protagoniste della storia?
Io ho un’amica da più di 40 anni e pur non vivendo nella stessa città per me è un punto di riferimento. Però l’amicizia alla mia epoca era molto diversa da quella di oggi, perché i rapporti interpersonali si basavano sul bisogno di parlare e di guardarsi negli occhi. Per me quest’aspetto è imprescindibile, finché rimaniamo esseri umani!
Come ha trovato l’approccio al mondo femminile da parte del regista Saverio Costanzo?
Saverio ha una sensibilità eccezionale ed è un intellettuale dall’umanità debordante; mi piacerebbe che tutti gli uomini fossero come lui. Mi sono messa completamente nelle sue mani, senza alcun dubbio. Quanto al descrivere l’universo femminile, penso non dipenda dal genere, ma da quanto una persona sia mentalmente aperta.
Cosa pensa del tanto discusso movimento #metoo?
Le molestie sono un fenomeno molto diffuso ai nostri giorni e ne sono vittime tante donne. Un tempo, la violenza era dettata dalla guerra, ma tra le persone i rapporti erano solidi, c’era vicinanza di anime; oggi, invece, tra di noi, e soprattutto tra maschi e femmine, facciamo di tutto per creare delle guerre ed è davvero spiacevole.
Roberto Puntato