Nel cast anche la stessa Wilde, Gemma Chan, KiKi Layne e Chris Pine. Presentato Fuori Concorso, in anteprima mondiale, alla 79ma Mostra del Cinema di Venezia e nelle sale italiane dal 22 settembre
Arriva nelle sale italiane, dal 22 settembre distribuito dalla Warner Bros. Pictures e prodotto dalla New Line Cinema,”Don’t Worry Darling“, film diretto da Olivia Wilde (“La rivincita delle sfigate”) e interpretato da Florence Pugh (nominata all’Oscar per “Piccole donne”), Harry Styles (“Dunkirk”), la stessa Wilde (l’imminente “Babylon”), Gemma Chan (“Crazy & Rich”), KiKi Layne (“The Old Guard”) e Chris Pine (“La cena delle spie”).
Nel cast anche da Nick Kroll (“How It Ends”), Sydney Chandler (“Pistol”), Kate Berlant (“C’era una volta… a Hollywood”), Asif Ali (“WandaVision”), Douglas Smith (“Big Little Lies”), Timothy Simons (“Veep – Vicepresidente Incompetente”) e Ari’el Stachel (l’imminente “Respect the Jux”).
La Wilde ha diretto il film da una sceneggiatura scritta dalla sua autrice di “Le rivincita delle sfigate” Katie Silberman, basata su una storia di Carey Van Dyke e Shane Van Dyke (“Chernobyl Diaries – La mutazione”) e la Silberman. Il film è prodotto da Olivia Wilde, Katie Silberman, Miri Yoon e Roy Lee, mentre Richard Brener, Celia Khong, Alex G. Scott, Catherine Hardwicke, Carey Van Dyke e Shane Van Dyke sono i produttori esecutivi.
Il team che ha lavorato per la Wilde dietro le quinte è composto dal direttore della fotografia due volte nominato all’Oscar Matthew Libatique (“A Star Is Born”, “Il cigno nero”), dalla scenografa Katie Byron (“Le rivincita delle sfigate “), dal montatore Affonso Gonçalves (“La figlia oscura”), dal compositore candidato all’Oscar John Powell (“Jason Bourne”), dal supervisore musicale Randall Poster (“No Time to Die”) e dalla costumista Arianne Phillips (“C’era una volta… a Hollywood”).
SINOSSI
Alice (Pugh) e Jack (Styles) hanno la fortuna di vivere nella comunità idealizzata di Victory, la città realizzata da un’azienda sperimentale che ospita, assieme alle loro famiglie, gli uomini che lavorano al progetto top-secret Victory. L’ottimismo sociale degli anni ’50 sposato dal loro amministratore delegato, Frank (Pine) – a metà tra un uomo d’azienda visionario ed un life coach motivazionale – fissa ogni aspetto della vita quotidiana di questo luogo utopico nel mezzo del deserto.
Mentre i mariti trascorrono ogni giorno all’interno del quartier generale del Victory Project lavorando allo “sviluppo di materiali innovativi”, le loro mogli, inclusa l’elegante partner di Frank, Shelley (Chan), passano il tempo a godersi la bellezza, il lusso e la dissolutezza della loro comunità. La vita è perfetta, ed ogni esigenza dei residenti viene soddisfatta dall’azienda. Tutto ciò che viene chiesto in cambio è discrezione e impegno incondizionato per la causa del progetto Victory.
Quando però iniziano ad apparire delle crepe nella loro vita idilliaca che rivelano qualcosa di sinistro sotto l’attraente facciata, Alice non può fare a meno di chiedersi esattamente cosa stiano facendo alla Victory e perché. Quanto sarà disposta a perdere Alice per far emergere cosa sta realmente accadendo in questo paradiso?
RECENSIONE a cura di Maria Grande
Olivia Wilde racconta una quotidianità medio-borghese patinata ed estetizzante, in cui non c’è spazio per il caos, ma che nasconde disuguaglianze e squilibri.
Don’t worry darling è un prodotto curioso, ma non proprio innovativo: un mix tra thriller distopico, grottesco e fantascienza, che nelle premesse e, in parte nello svolgimento, non può che ricordare cult come La fabbrica delle mogli, The Truman Show o Pleasantville.
Se da una parte la scelta è accattivante, dall’altra, il risultato finale non è a nostro parere dei più riusciti. Formalmente il film è preciso ed efficace, intriso di atmosfere weird e di iconografia statunitense degli anni ‘50 e ‘60; dal punto di vista della scrittura, però, Don’t worry darling non convince appieno, come se l’attenzione all’estetica e allo stile avesse travolto tutto il resto.
Nella sua miscela di elementi ed influenze, infatti, la vicenda risulta già vista e soprattutto più ordinaria di quel che vorrebbe sembrare, deludendo le aspettative create e lasciando l’amaro in bocca.
Un vero peccato, perché nonostante lo spettatore sia spinto a porsi tutta una serie di domande, durante la visione, ottiene purtroppo ben poche risposte necessarie per apprezzare appieno la trama.
In sintesi, ci troviamo di fronte al classico film dalla confezione impeccabile e dalla sostanza un po’ scarna, che però ha fortunatamente all’attivo un’attrice di razza come Florence Pugh che anche stavolta regala un’interpretazione ammirevole.