Dolor y gloria, 21° lungometraggio di Pedro Almodóvar in Concorso al Festival di Cannes 2019, è un’autoanalisi impietosa, un vero e proprio bilancio di una vita e una carriera dai toni intimi e raffreddati.
Mai come stavolta il maestro spagnolo penetra la finzione con la realtà, tirando le fila del proprio passato e chiudendo i conti lasciati aperti: Dolor y gloria diviene, così, il suo più toccante film della maturità, quello intenzionato a non nascondere nulla, senza rimpianti né rimorsi.
Salvador Mallo (Antonio Banderas) è un regista cinematografico ormai sul viale del tramonto che si trova a riflettere sul suo passato. Ricorda, così, la sua umile infanzia nella Paterna negli anni ‘60; il rapporto “speciale” con sua madre (Penélope Cruz); il sorgere delle prime pulsioni omosessuali; il primo amore da adulto nella Madrid degli anni ‘80; la scrittura come unica terapia per lenire il dolore; la scoperta della passione viscerale per il cinema; la paura dello stallo creativo.
Amodóvar sceglie di reincarnarsi nel personaggio di un regista in crisi interpretato da Antonio Banderas, spogliandosi emotivamente in modo così intenso da mettere i brividi. Banderas si fa plasmare dal suo maestro con grandi fiducia e dedizione, liberandosi di tutto e divenendo puro e vibrante strumento.
C’è molto più dolore che gloria nell’ultima fatica del regista spagnolo, che come nel precedente Julieta, sceglie di mettere da parte l’umorismo brillante e le passioni brucianti optando per una narrazione più sommessa e contenuta. Saltando nel tempo e dalla meta-finzione all’auto-finzione, scivola, così, nell’intimità della famiglia, degli affetti, degli amori, dei dolori dell’anima.
Dolor y gloria si insinua gradualmente nell’intimità dello spettatore, tra amarezza, riflessioni, nostalgia e lampi di erotismo, in quel miscuglio di emozioni tra cinema e vita, che da sempre è motore delle opere dell’autore.
Il 21° film di Almodovar è, infatti, una summa delle sue tematiche e delle sue pellicole più belle, capace di affascinare con una sceneggiatura stratificata e sinuosa e di emozionare toccando le corde più profonde.
Un’ennesima ode d’amore verso il cinema, quello che lo ha salvato da un ambiente ostile, dagli errori, dal tempo che passa, dai mali fisici e dell’anima. Un cinema senza il quale Almodovar non può proprio sopravvivere.
Nelle sale italiane dal 17 maggio distribuito da Warner Bros. Pictures, Dolor y Gloria ha incassato 1.125.000 € nei primi tre giorni di programmazione, risultando come la miglior apertura di sempre per un film di Almodóvar in Italia.
Roberto Puntato