Dal 12 dicembre al cinema distribuito da Teodora Film
Štip, Macedonia. Petrunya ha 32 anni, è laureata in storia, vive con i suoi genitori e non ha ancora un’occupazione. Dopo l’ennesimo colloquio di lavoro andato male, si ritrova ad assistere a una cerimonia religiosa in cui un prete lancia nelle acque di un fiume una piccola croce che un gruppo di uomini deve recuperare: il vincitore avrà un anno di fortuna. La ragazza si tuffa istintivamente e riesce a prendere l’oggetto sacro, scatenando l’ira e lo scandalo della comunità religiosa, poiché quel rituale non prevede la partecipazione di donne. Rifiutandosi di restituire la croce, nonostante le violente reazioni degli uomini presenti, la giovane finisce persino al commissariato di polizia, pur senza un mandato d’arresto. A sostenerla c’è solo un’ostinata giornalista.
Dio è donna e si chiama Petrunya, quinto lungometraggio di Teona Strugar Mitevska, presentato con successo all’ultima Berlinale, è un feroce atto d’accusa contro il maschilismo che domina la società macedone. Ma non solo, perché la protagonista, interpretata dalla bravissima Zorica Nusheva, ha anche il coraggio di opporsi a ben due poteri consolidati, la Chiesa e lo Stato.
Mortificata da tutti per il suo aspetto fisico, Petrunya vede il possesso della croce come l’unica vittoria della sua vita, ma soprattutto come l’occasione per riscattarsi da continue delusioni e frustrazioni.
Ciò che vive in una giornata dal sapore kafkiano, tra lo scandalo dei religiosi, gli insulti degli uomini sconfitti, l’ostilità dei poliziotti e l’incomprensione di sua madre, le permette di incarnare la forza del cambiamento e di acquisire una consapevolezza rimasta fino ad allora silente.
La Mitevska si ispira ad un fatto di cronaca realmente accaduto e lo trasforma in una pungente riflessione su spiritualità, superstizione, irrazionalità e ribellione. Lo fa lavorando per paradossi, tenendosi in equilibrio fra il dramma e la satira e non perdendo mai la lucidità e il vigore della sua denuncia.
Rende così la sua protagonista, umiliata ma battagliera, un’eroina per caso di universale potenza. Non a caso, Dio è donna e si chiama Petrunya si è aggiudicato la 13ma edizione del Premio LUX del Parlamento Europeo per il suo significativo contributo alla lotta femminista contro le società conservatrici.
Alberto Leali