Diretto da Davide Gentile, arriva al cinema dall’8 giugno con Lucky Red
E’ la prima estate che il tredicenne Walter (Tiziano Menichelli) trascorre senza suo padre Antonio, morto a causa di un incidente sul lavoro per salvare la vita a un collega. Walter passa le sue giornate gironzolando senza meta, finché un giorno la sua attenzione viene catturata da un luogo misterioso e apparentemente abbandonato: una villa con una grande piscina. Qui ci nuota incredibilmente uno squalo e ad occuparla c’è un teppistello di nome Carlo (Stefano Rosci), con cui Walter instaura pian piano una sincera amicizia. Il vero proprietario della villa è, però, il più importante boss della zona, soprannominato il “Corsaro” (Edoardo Pesce).
È un curioso tentativo di ibridazione fra fiaba metropolitana, coming of age e racconto criminale l’esordio alla regia di Davide Gentile, già autore del pluripremiato cortometraggio Food for Thought.
Pur essendo un film discontinuo e altalenante, Denti da squalo affascina per lo stile contaminato, le influenze cinefile e gli insoliti squarci poetici ed immaginifici, che provano a rompere gli schemi dell’inflazionato racconto di (de)formazione.
Così, sono diverse le intuizioni che appaiono interessanti – specie quando il racconto si tiene in equilibrio fra magia e realismo – eppure non abbastanza amalgamate da rendere il film incisivo e compiuto.
Ciò nonostante, Denti da squalo prova a raccontare in modo inedito e personale tematiche piuttosto abusate da parte di un certo cinema autoriale italiano: l’elaborazione del lutto, il peso delle responsabilità, l’incertezza del futuro, l’adolescenza segnata dal dolore e il superamento dei propri fantasmi.
Un film che vive di dettagli, su cui la macchina da presa si sofferma instancabile, facendo emergere ogni significato simbolico e metaforico del racconto.
Buono il cast, a cominciare dall’esordiente Tiziano Menichelli, che buca letteralmente lo schermo ed appare sempre credibile e spontaneo. Ad affiancarlo, l’altrettanto valido debuttante Stefano Rosci, ma anche gli adulti Virginia Raffaele, nell’insolita veste di mamma amorosa e dolente, Claudio Santamaria, straordinariamente efficace nei panni della proiezione di Walter della coscienza paterna, ed Edoardo Pesce, alle prese con un nuovo e riuscitissimo villain.
Non è un caso che dietro Denti da squalo ci sia Gabriele Mainetti (produttore artistico nonché autore della colonna sonora assieme a Michele Braga): il film sembra, infatti, riflettere la capacità del suo cinema di rileggere la realtà attraverso la lente della fantasia, toccando sentimenti universali.
Un’opera che sa prendersi i suoi rischi, non sempre centrando l’obiettivo, ma cercando strade nuove in un contesto cinematografico sempre troppo uguale a se stesso. Un debutto a cui ci sentiamo di dare fiducia.
Ilaria Berlingeri