Dal 4 febbraio al 23 aprile nella suggestiva cornice della Curia Iulia
Ospitata nella suggestiva cornice della Curia Iulia, antica sede del Senato Romano, la mostra “Da Sharjah a Roma lungo la Via delle Spezie” nasce dalla collaborazione tra il Parco archeologico del Colosseo e la Sharjah Archaeological Authority, grazie al sostegno di Sua Altezza lo sceicco Dr. Sultan bin Al Qasimi, membro del Consiglio supremo e sovrano di Sharjah.
L’esposizione, curata da Eisa Yousif e Francesca Boldrighini, porta per la prima volta in Italia gli straordinari ritrovamenti archeologici dell’Emirato di Sharjah, con un focus sulle città di Mleiha e Dibba, fiorite tra l’epoca ellenistica e i primi secoli dell’Impero Romano. Questi centri, situati lungo le antiche rotte carovaniere che collegavano l’India e la Cina al Mediterraneo, testimoniano l’intenso scambio commerciale e culturale tra l’Oriente e l’Occidente.
Gli oggetti esposti, provenienti da necropoli e insediamenti abitativi, raccontano questa interconnessione globale. Tra i reperti figurano anfore da vino provenienti da Rodi e dall’Italia, contenitori dalla Mesopotamia e dalla Persia, raffinati unguentari in alabastro e vetro, gioielli di manifattura indiana ed ellenistica, statuine di Afrodite e dediche alla divinità araba al-Lat. Sono esposti anche pettini d’avorio, monete indo-greche e romane, originali o di imitazione locale, a testimonianza di una società cosmopolita e aperta alle influenze esterne.
La mostra offre anche un approfondimento sul ruolo chiave delle spezie nei commerci tra Oriente e Roma. Tra i prodotti più preziosi spicca l’incenso, coltivato in Arabia e rigidamente regolato dall’autorità imperiale romana. Il legame con la capitale dell’Impero è reso evidente dalla presenza, nel vicino Foro Romano, degli Horrea Piperataria, i magazzini voluti da Domiziano per la conservazione del pepe e di altre spezie, recentemente restaurati e resi accessibili al pubblico.
“Con questa mostra, il Parco archeologico del Colosseo continua il suo impegno nella divulgazione e nella ricerca scientifica, ampliando la prospettiva alla dimensione mediterranea e internazionale”, dichiara Alfonsina Russo, Direttore del Parco archeologico del Colosseo.
“I legami tra l’Arabia e il Mediterraneo affondano le loro radici nel tempo, e il commercio ha svolto un ruolo cruciale nell’ampliamento delle connessioni tra queste regioni, influenzando profondamente la loro storia”, aggiunge Eisa Yousif, curatore della mostra e direttore della Sharjah Archaeological Authority.
Sharjah: crocevia di civiltà
Sharjah è uno dei sette emirati che compongono la Federazione degli Emirati Arabi Uniti. Situato nella parte centrale della penisola dell’Oman, si affaccia sia sul Golfo Arabico a ovest che sul Mare dell’Oman a est. L’area è abitata sin dal Paleolitico, con evidenze archeologiche che testimoniano insediamenti umani dal Neolitico (9000-4000 a.C.) fino all’Età del Bronzo e del Ferro.
L’epoca di Mleiha (III sec. a.C. – III sec. d.C.), al centro dell’attuale esposizione, svela il passato di un antico regno omanita che, pur non essendo mai stato sotto il controllo diretto degli imperi ellenistici, si trovava in una posizione strategica lungo la Via della Seta marittima. Mleiha era un importante snodo commerciale tra l’Occidente (Egitto, Roma, Grecia) e l’Oriente (Mesopotamia, India, Asia centrale e Cina), favorendo non solo lo scambio di beni preziosi, ma anche di idee, culture e religioni.
Tra i beni di lusso importati a Roma attraverso la penisola arabica, le spezie – in particolare l’incenso – rivestivano un’importanza fondamentale per l’alimentazione, la medicina e i rituali religiosi. La loro richiesta era così elevata che il commercio era regolato dallo Stato romano, con gli imperatori Flavi che fecero costruire nel Foro Romano gli Horrea Piperataria, appositi magazzini per la conservazione delle spezie.
Nel sito di Mleiha sono state rinvenute necropoli con tombe monumentali appartenenti ai membri più influenti della comunità, circondate da sepolture più modeste. Una delle scoperte più rilevanti, effettuata nel 2015, riguarda una tomba monumentale datata al III-I sec. a.C., costruita con mattoni di gesso intonacato e caratterizzata da una pianta a forma di “H”. Al suo interno è stata ritrovata un’iscrizione bilingue (sudarabica e aramaica) risalente al 222/221 o 215/214 a.C., che menziona un ispettore reale del regno dell’Oman: il primo riferimento storico noto a questo regno, citato successivamente da fonti classiche come il Periplus Maris Erythraei e la Naturalis Historia di Plinio il Vecchio.
Tra i reperti più significativi della tomba spiccano un’anfora da vino di Rodi, una ciotola in bronzo decorata con iconografie ellenistiche, africane e arabe, e un set da vino in bronzo, elementi che riflettono il prestigio del defunto e la consolidata tradizione di importazione di vino dal Mediterraneo.
Tra Sharjah, Roma e il Mediterraneo: un intreccio millenario
I contatti tra la penisola arabica e il Mediterraneo hanno radici antiche e si estendono ben oltre il Mediterraneo orientale, toccando anche Roma e la Spagna. Con le conquiste di Alessandro Magno, Egitto e Mesopotamia entrarono nell’orbita del mondo ellenistico, e successivamente divennero parte dell’Impero Romano, che con Traiano si spinse fino alla Mesopotamia e all’Arabia.
Nel 24 a.C., l’imperatore Augusto inviò in Arabia Elio Gallo, prefetto d’Egitto, con l’obiettivo di aprire una rotta commerciale verso l’India. Lo scopo principale era il controllo delle importazioni di beni preziosi, tra cui incenso, mirra, avorio, seta, pietre preziose e pepe. Secondo Plinio il Vecchio, ogni anno giungevano a Roma circa 3000 tonnellate di incenso, segno della straordinaria domanda di queste merci.
Per gestire il commercio, a Roma furono costruiti appositi magazzini, come gli Horrea Piperataria, destinati allo stoccaggio del pepe, e la Porticus Margaritaria, dove venivano vendute perle. Le navi romane esportavano a loro volta tessuti, corallo, gioielli, vetro e oggetti in metallo, mentre il vino proveniva non solo da Rodi e dal Mediterraneo orientale, ma anche dalla Spagna.
L’influenza romana in Oriente è attestata anche dai numerosi ritrovamenti di monete, sia originali che imitazioni locali, a dimostrazione di un sistema commerciale dinamico e interconnesso.
“Da Sharjah a Roma lungo la Via delle Spezie” offre ai visitatori un’opportunità unica per scoprire una storia globale condivisa, fatta di incontri, scambi e influenze reciproche che hanno plasmato il mondo antico, anticipando quella che oggi definiremmo una civiltà multiculturale.
Roberto Puntato