Il documentario, prossimamente al cinema, è stato presentato alle Giornate degli Autori di Venezia 78 ed è in cinquina ai Nastri d’Argento 2022 nella sezione “Docufilm”
Un road movie su un furgone rosso alla ricerca dei nuovi narratori orali che si richiamano alla grande tradizione del cunto e dei cantastorie. Ma anche il racconto dell’altra Sicilia, quella che si risveglia attraverso la forza universale delle storie popolari del passato per narrare il nostro presente.
In Cuntami troviamo Don Chisciotte seduto sopra il tettino del furgone a bordo del suo cavallo bianco, ma anche Ulisse, Polifemo, Angelica, Orlando, Bradamante e Rodomonte, la Sirena, Colapesce e Sancho Panza seduti sul retro.
Cuntami si svolge su un furgone rosso simile ai vecchi carretti siciliani del dopoguerra, quelli che andavano in giro per la Sicilia a mostrare al popolo di contadini e pescatori l’Opera dei Pupi, proclamata dall’UNESCO “Capolavoro del patrimonio orale e immateriale dell’umanità”.
Dall’800 in poi con il teatro tradizionale delle marionette, attraverso il grande patrimonio di storie antiche e condivise, gli opranti diffondevano un gesto di ribellione politica.
Il viaggio parte da Palermo e tocca cinque luoghi simbolici della Sicilia, ciascuno legato a una storia e a un grande narratore orale siciliano.
Tra i protagonisti c’è Mimmo Cuticchio, a Palermo, primo e ultimo puparo vivente, che oggi si fa chiamare “il nuovo cuntista dei naufraghi”. Ci racconta del suo Teatro dei pupi e della sua formazione a Palermo tra gli antichi maestri del cunto da cui ha ereditato un mestiere oggi noto in tutto il mondo.
Vincenzo Pirrotta, a Partinico, nelle terre di Danilo Dolci, mentre Peppino Impastato (giovane attivista e giornalista italiano ammazzato dalla mafia) ci cunta di Orlando Furioso per denunciare i latitanti mafiosi che ancora oggi si nascondono in territorio siciliano.
Gaspare Balsamo, a Trapani, tra gli studi di una radio locale, le tonnare abbandonate e i mulini a vento di Culcasi, ci racconta dell’incontro tra Don Chisciotte e Peppino Impastato, ma anche della lotta contro i mulini a vento e della fuga di Ulisse dalle grinfie del Ciclope ubriaco.
Mario Incudine, a Gela, tra i resti del Petrolchimico, e nelle cave di Caltanissetta ci canta il Lamentu di Turiddu Carnevale scritto da Ignazio Buttitta per Ciccio Busacca, che ha raccontato al mondo con la sua chitarra il sogno infranto di chi aveva creduto nel progresso in Sicilia.
Giovanni Calcagno, a Paternò, dove ha sede la casa del cantastorie in memoria di Ciccio Busacca, e a Piedimonte Etneo, ai piedi dell’Etna, dove la terra trema e dove l’ex saltimbanco e artista di strada, ora volto noto del cinema e della televisione, vive senza luce e senza acqua in assoluta solitudine, cunta del poeta innamorato e solitario che fu inghiottito dal vulcano sotto le scosse di un terribile terremoto, e della solitudine del Ciclopuzzo innamorato, che proprio qui aveva la sua dimora.
Il viaggio si conclude a Palermo, laddove è iniziato, dove Mimmo Cuticchio sotto le vesti di Don Chisciotte, percorre Corso Vittorio Emanuele su un bellissimo cavallo bianco guidato da Yousif Latif Jaralla, un narratore orale iracheno che ha imparato l’arte del cunto proprio da Cuticchio, nelle vesti di Sancho Panza. Il film si chiude sotto la superficie del mare, dove i pupi e le loro storie affondano per tornare a riposare, tra le ceneri dei miei genitori a cui questo documentario è dedicato.
Roberto Puntato