Climax, il nuovo lavoro del controverso regista argentino Gaspar Noé, prosegue sul solco tracciato con le opere precedenti, in particolare i visionari e “scandalosi” Enter The Void e Love.
Siamo nel 1996 e il film è ispirato a un caso di cronaca avvenuto quell’anno: venti giovani ballerini vengono selezionati per l’ingresso in una compagnia di danza che prevede, al termine, un viaggio negli Stati Uniti. I ragazzi decidono di organizzare una festa all’interno del collegio in cui alloggiano, che ben presto si trasforma in un incubo. Qualcuno infatti aggiunge dell’LSD alla sangria, scatenando un’allucinazione collettiva dagli esiti catastrofici.
Climax è un’esperienza audiovisiva multisensoriale, un incubo febbrile e malato, una messa dionisiaca dove le peggiori atrocità si scatenano di fronte a una platea che non ha alcuna via di scampo.
I personaggi si muovono sullo schermo inquieti e offuscati dall’ebbrezza allucinatoria della droga, che li fagocita, li trasforma, li degrada.
Gli spettatori, come loro, perdono ogni coordinata temporale e spaziale, entrando in una dimensione altra e terrificante, che conduce all’autodistruzione.
Climax inscena infatti un gioco al massacro, dove vittime e carnefici si confondono in continuazione, dove il sesso, la violenza e gli istinti più bassi coinvolgono tutti, soffocando ogni consuetudine borghese.
Gaspar Noé manipola con straordinaria abilità il medium cinematografico, attraverso la consueta ricerca virtuosistica sul piano visivo.
Allo stesso tempo, interpella direttamente lo spettatore tramite scritte in sovraimpressione e rimanda ad un immaginario cinematografico sorprendentemente eterogeneo (Rainer Werner Fassbinder, Dario Argento, Kenneth Anger, ecc.).
Gli elementi cardine del suo cinema ci sono tutti: i numerosi e lunghissimi piano sequenza, le distorsioni dell’immagine, l’uso di soggettive e semi-soggettive, la centralità dell’intero comparto audiovisivo, il caos e l’anarchia che esplodono all’improvviso.
Climax riflette, così, sulla necessità di scontrarsi con i limiti della rappresentazione dell’orrore, introducendo lo spettatore sempre più gradualmente in un incubo claustrofobico e perturbante dove la musica scorre incessante.
C’è chi ancora taccerà Noé di narcisismo provocatorio, ma il suo cinema, sovvertitore di qualsiasi convenzione narrativa e visiva, dove il fascino va a braccetto con la repulsione, è qualcosa di assolutamente prezioso nel panorama cinematografico odierno.
Non un film per tutti, dunque, ma certamente una delle esperienze più intense, potenti e disturbanti degli ultimi anni.
Vincitore del Premio Art Cinéma a Cannes nel 2018, Climax arriva nelle sale italiane il 13 giugno distribuito da Europictures.
Alberto Leali