Martino Piccione (Giuseppe Fiorello) è un chitarrista di talento che lavora da anni nel mondo della musica leggera al fianco dei più celebri artisti italiani. Ma il talento non sempre basta per essere riconosciuti e riconoscibili, specie se, come Martino, si sta dietro il palco. Al suo paese, il piccolo centro pugliese di Ginosa, i suoi compaesani lo prendono in giro, perché non ha ancora sfondato. Ma Martino è stanco e sente che deve fare assolutamente qualcosa per uscire dall’anonimato e per dimostrare a tutti quanto realmente vale. Così la TV gli corre in aiuto e pensa bene di inscenare la sua sparizione per attirare l’attenzione mediatica su di sé. Lo aiuteranno il suo miglior amico Peppino Quaglia (Pierfrancesco Favino), scatenato cowboy di paese, e una bella e dolce prostituta (Mariela Garriga).
Chi m’ha visto è l’opera prima di Alessandro Pondi, che scrive la sceneggiatura assieme a Paolo Logli e al protagonista Giuseppe Fiorello, per raccontare della televisione di oggi, dell’ansia di apparire, di quegli artisti con una profonda passione per il proprio lavoro, che non riescono a sfondare per merito e che quindi cercono di farlo senza. Quello di Chi m’ha visto diviene, così, il ritratto ironico, ma amaro, della società contemporanea, dipendente dalla logica dei like, dei follower, del “Bene o male, purché se ne parli”.
A fare da sfondo alla vicenda, c’è paesino addormentato e isolato dell’entroterra pugliese, dipinto come in uno scenario da film western. Una realtà che, però, vivrà una nuova rinascita, grazie a una finta sparizione, capace di attirare l’immancabile morbosità mediatica. Perché Martino una star da copertina del Rolling Stones lo diventa solo da scomparso e gli appelli dei grandi nomi della musica italiana che precedentemente lo snobbavano (da Jovanotti a Morandi, da Giorgia a Elisa, da Giuliano Sangiorgi a Max Pezzali) gli piombano addosso elargendo elogi.
La sceneggiatura costruisce personaggi piuttosto archetipici e snodi narrativi non banali, ma nemmeno particolarmente originali: Chi m’ha visto molto ricorda, infatti, Omicidio all’italiana di Maccio Capatonda, feroce satira dell’Italia di oggi, che si ciba di tv del dolore, di giornalisti assetati di scoop, di imbrogli politici e di tragedie umane. I punti deboli di Chi m’ha visto vengono, però, ampiamente riscattati dalla bravura del duo comico protagonista, Giuseppe Fiorello e Pierfrancesco Favino, che fa letteralmente scintille.
Favino, in particolare, ha il dono di padroneggiare ogni singolo accento regionale, oltre a possedere una vis comica straordinaria, già ammirata in film come “Moglie e marito”. La parte riflessiva del film pesa tutta, invece, su Fiorello, che con una recitazione che gioca a togliere, diviene credibilissimo simbolo di quella schiera di persone di valore che soffre per l’assenza di meritocrazia e che il più delle volte non può far altro che rassegnarsi.
Al riuscitissimo duo di interpreti, si aggiunge, nella seconda parte del film, una scatenata e bravissima Sabrina Impacciatore, nel gustoso ruolo di una spietata giornalista interessata solo all’audience del suo programma, già codificato da Sabrina Ferilli nel film di Capatonda.
In sintesi, Chi m’ha visto è un film godibile e divertentissimo, che spinge a prendere coscienza di alcune tristi realtà dei nostri pazzi tempi.
Roberto Puntato