Tratto dal romanzo-inchiesta di Florence Aubenas, arriverà nelle sale italiane il 7 aprile 2022 con Teodora Film
Esce al cinema il 7 aprile TRA DUE MONDI (Ouistreham), l’atteso ritorno alla regia di Emmanuel Carrère, uno dei più amati scrittori francesi di oggi, con protagonista una straordinaria Juliette Binoche.
TRA DUE MONDI ha inaugurato il 30 marzo al Nuovo Sacher di Roma la dodicesima edizione di Rendez-Vous, il Festival del nuovo cinema francese.
Binoche veste i panni di Marianne, una scrittrice affermata che per preparare un libro sul lavoro precario prende una decisione radicale: senza rivelare la propria identità, si presenta all’ufficio di collocamento e viene assunta come donna delle pulizie sul traghetto che attraversa la Manica. Riesce così a toccare con mano i ritmi massacranti e le umiliazioni che affronta chi è costretto a quella vita, ma anche l’incrollabile solidarietà che unisce le sue compagne, tra cui spicca Christèle, madre single che non si dà mai per vinta. La vera identità di Marianne, però, non può restare nascosta per sempre…
Ispirato al celebre romanzo-inchiesta della giornalista Florence Aubenas, il film si avvale di un cast sensazionale di attrici non professioniste e, come sempre in Carrère, riesce a unire uno sguardo penetrante sulla società di oggi con la riflessione mai banale sul rapporto tra arte e vita, realtà e finzione.
RECENSIONE a cura di Paola Canali
Il terzo film da regista di Emmanuel Carrère è un bellissimo dramma sociale sulla forza delle donne, quelle che lavorano ai margini, ma che non hanno perso la voglia di lottare.
Lo stile di Carrère si tiene a metà strada fra l’inchiesta giornalistica e la tradizione del cinema operaio (Loach, ma anche Dardenne, Cantet e Brizé), imbastendo una riflessione mai banale sulla dignità del lavoro.
In particolare, Tra due mondi fotografa, attraverso l’escamotage di un prezioso sguardo dall’interno, quei delicati rapporti che vengono a instaurarsi in temporanee comunità di invisibili. E pone un importante interrogativo etico: qual è il confine tra il valore sociale dell’inchiesta e lo sfruttamento delle vite degli altri?
Oltre a un’immensa Binoche alle prese con un ruolo efficace e ben calibrato, il film si segnala per la presenza di numerosi e riusciti ritratti di donne, impersonati da attrici non professioniste che conferiscono un forte sapore di autenticità.
La sceneggiatura, misurata e attenta ai dettagli, riesce a descrivere un microcosmo segnato dalla precarietà e dallo sfruttamento, ma riscattato dalla forza dei legami umani.
Il film ha il pregio, infatti, di risultare fortemente empatico, grazie alla credibilità del cast e della narrazione e alla capacità di toccare le giuste corde emotive.