Venezia 75: Francesco Patierno nella sezione “Sconfini” con Camorra, film realizzato grazie al materiale d’archivio Rai e narrato dalla voce di Meg, ex dei 99 Posse
Dopo il bellissimo Napoli ’44, Francesco Patierno torna alla Mostra del Cinema di Venezia con Camorra, il suo nuovo documentario presentato nella sezione “Sconfini” della 75esima edizione.
In netta antitesi alla serialità da esportazione, di cui sono insigni esempi Romanzo criminale e Gomorra, Francesco Patierno sceglie invece di raccontare il noto fenomeno criminale facendo ricorso esclusivamente a immagini di repertorio. Frutto di mesi di ricerche nelle preziose Teche Rai, Camorra si presenta come una accurata e sorprendente selezione di immagini, che mescola cronaca nera e vita di strada.
Il risultato è un’opera anomala e controcorrente, che analizza con antropologica precisione le radici della camorra, privandola della dimensione romanzesca e spettacolare con cui viene sempre più spesso raccontata.
La voce narrante e i brani originali di Meg, ex cantante della band 99 Posse, ci accompagnano, così, nella Napoli tra il 1960 e il 1990, in un viaggio alle origini del fenomeno, tra brani di cronaca quotidiana e volti reali.
Francesco, il tuo Camorra si allontana molto dallo stile utilizzato sempre più frequentemente per raccontare questo fenomeno. Qual è stato il tuo obiettivo?
“In effetti io non faccio distinzione tra documentario e film. Questo per me è un film a tutti gli effetti, l’unica differenza è che invece di usare le immagini di girato, per raccontare una storia che è nata con una struttura cinematografica, ho usato qui immagini di repertorio dalle teche della Rai. Non volevo far un film di finzione ma che fosse reale. L’obiettivo non è dare un messaggio, ma emozioni che inducano lo spettatore alla partecipazione, immergendolo nella storia, senza la strumentalizzazione dei media, potendo toccare con mano quella che è la realtà, la storia”.
Quanto hai lavorato su Camorra?
“Il progetto è nato grazie a Rai Teche, che mi ha offerto questa opportunità. Ho visto più di 100 ore di materiale, ma per il montaggio ho impiegato pochi mesi: infatti ho iniziato a gennaio e finito a giugno. Avevo le idee chiare fin dall’inizio, per questo ho realizzato velocemente il progetto”.
Nel film una delle frasi che mi ha colpito è stata: Napoli non è una città ribelle ma egoista. Perchè hai voluto sottolineare questo aspetto?
“Da napoletano ho sempre pensato che la mia città fosse circondata da un luogo comune pesantissimo. Napoli è la città che ride, che canta, che urla per nascondere il proprio dolore. E’ anarchica, il che è diverso dalla capacità di ribellarsi. E’ assuefatta e per questo non si ribella”.
Perché non si ribella?
“Non si ribella, come qui è dimostrato, perchè lo stato ha creato e infuso nei cittadini questa cultura. un’autorità che ha gestito l’illegalità permettendola fin quando non è diventata pericolosa per la sua gente”.
Hai paura delle reazioni del pubblico?
“Non volevo creare polemiche, ma solo raccontare qualcosa di diverso rispetto a quanto sia stato raccontato finora. Io vedo che Napoli sta cambiando anche agli occhi dei non napoletani che vengono a visitarla: è una città turistica e non più industriale e gli stranieri possono entrare in luoghi che prima erano invalicabili. L’illegalità gradualmente viene sostituita dalla legalità”.
Ho trovato la scelta di Meg come voce narrante in perfetta armonia col film. Com’è nata questa collaborazione?
“Ho scelto Meg perché la sua voce si adattava al meglio allo scorrere delle immagini. Quelle che sentite sono tutte canzoni inedite, create apposta per il film. Penso che la colonna sonora di Camorra verrà inserita nel suo prossimo cd”.
Roberto Puntato