Al cinema dal 2 febbraio distribuito da Universal Pictures
Eric e Andrew (Jonathan Groff e Ben Aldridge) sono una bella e felice coppia omosessuale che trascorre una vacanza al lago con la loro figlioletta adottiva Wen. Un giorno alla loro porta si presentano quattro misteriosi individui armati capeggiati dall’imponente Leonard (Dave Bautista), che li costringono a non uscire di casa, mettendoli di fronte a una verità surreale e inquietante: devono sacrificare uno di loro tre per salvare l’intera umanità da un’imminente apocalisse.
Basandosi su un bestseller di Paul Tremblay, M. Night Shyamalan utilizza ancora una volta il cinema di genere per regalarci un nuovo bellissimo racconto filosofico e metaforico.
Bussano alla porta ci parla di famiglia, sacrificio, altruismo, libero arbitrio, colpa e redenzione, mescolando Hitchcock e McCarthy, Bibbia e tragedia greca.
E pone al centro della narrazione una coppia gay che ha lottato per la propria felicità e che non intende rinunciarvi. Nemmeno se in ballo c’è la sopravvivenza dell’umanità. Quella stessa umanità che li ha respinti e maltrattati e che ora si mostra in tutta la sua disarmante vulnerabilità.
Shyamalan ci fa vivere sulla pelle le paure e l’incredulità di Andrew e Eric, guidandoci nel traumatico percorso di presa di coscienza che li porterà a credere a ciò che la loro razionalità respinge.
Inizialmente chiusi alla rivelazione metafisica, intangibile e impossibile da dimostrare scientificamente, Eric e Andrew si arrenderanno all’inspiegabile fino ad accettarlo, ritrovando la fiducia e un fine ultimo nella comunità dei propri simili.
Bussano alla porta ribalta gli stereotipi del classico home invasion, costruendo la tensione con grande abilità e spingendo lo spettatore a interrogarsi sulle verità più misteriose e brucianti. E il finale, non spiazzante ma doloroso e commovente, lascia decisamente il segno.
Paola Canali