Max è pronto a dire le sue verità più scomode, in uno show in cui le molte risate si mescolano alla riflessione sui nostri tempi
Uno spettacolo divertentissimo, indubbiamente, questo Bollicine, in scena al Teatro Sistina dall’11 al 21 aprile. E non poteva essere altrimenti, con un mattatore come Max Giusti come protagonista, che anche in questa occasione dimostra di possedere grande padronanza del palcoscenico.
Ciò che, però, sorprende di più è che questo show, scritto con Giuliano Rinaldi, è anche molto coraggioso, analizzando e riflettendo su tutto ciò che solitamente in Italia non viene detto o è trattato “con le pinze”. Colpa del sempre più dilagante politically correct, a cui si ricorre per non offendere nessuno, per non risultare impopolari, scongiurando così l’attacco dei temutissimi leoni da tastiera.
Giusti, invece, non ha paura di affrontare e di ironizzare su temi scottanti e attualissimi, che ben di rado sono al centro di spettacoli comici. E tutto ciò senza mai risultare scontato, insolente, forzato o eccessivo. Anzi, spesso mettendosi in gioco in prima persona, raccontando interessanti esperienze personali.
Dal tanto chiacchierato patriarcato al bodyshaming, dalla caducità dell’amore alla violenza nelle interazioni umane, dall’utilizzo smodato dei social, con le loro dinamiche perverse, alla moda delle sigarette elettroniche, dalla “cultura” di Masterchef alle difficoltà di essere un volto della Tv in un periodo in cui si guardano solo serie, dalla fluidità alla gara della trasgressione, dalla genitorialità iperprotettiva all’ostentazione dei testi arrabbiati dei trapper, dall’invidia per i successi altrui alla approssimazione con cui si “apprendono” le informazioni, spesso limitandosi all’home page di siti a pagamento.
Quello di Giusti è uno spettacolo “confidenziale”, immaginato in preda a quella dolce disinvoltura che produce un buon calice di bollicine in una serata festosa. Durante quelle situazioni in cui ci si lascia andare con leggerezza a pensieri e osservazioni che solitamente terremmo solo per noi. D’altronde, non si dice che “In vino veritas”?
1 ora e quarantacinque minuti di graffianti risate non prive di momenti toccanti: uno show brioso e intelligente, con cui l’attore romano, con l’instacabile energia e la scanzonata allegria che gli appartengono, ci delizia senza un attimo di stanca. Confermando come, da sempre, l’arma più potente che l’uomo possiede è l’ironia, grazie alla quale si possono affrontare anche gli argomenti più ostici e seriosi.
Non mancano, ovviamente, le imitazioni, di cui Giusti è insuperabile maestro (da Carlo Cracco a Claudio Baglioni, da Franco Califano ai trapper con l’auto-tune), ma anche trascinanti momenti canori (accompagnati da Fabio di Cocco alla tastiera, Pino Soffredini alla chitarra, Fabrizio Fasella al basso e Daniele Natrella alla batteria).
E’ evidente come, in questo show, Giusti si diverta un sacco, mostrando anche una profonda connessione con il suo pubblico (che lo premia acclamandolo e alzandosi in piedi), con cui condivide gioiosamente pensieri e riflessioni, senza mai risparmiarsi.
Roberto Puntato