BlacKkKlansman racconta la storia vera dell’agente nero sotto copertura Ron Stallworth (la rivelazione John David Washington, figlio di Denzel) che negli anni ’70 riuscì a infiltrarsi, con l’aiuto di un collega bianco (Adam Driver), nel Ku Klux Klan di Colorado Springs e a minarne i progetti criminali.
A dirigerlo c’è il cantore della black people Spike Lee che torna ai fasti della prima fase della sua carriera, analizzando, attraverso una vicenda del passato, le contraddizioni del nostro presente.
Molti slogan, idee e battute messi in bocca agli esponenti del KKK, e in particolare al leader David Duke (un ottimo Topher Grace), sono infatti quelli pronunciati in più occasioni dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump: Lee ci mostra, dunque, come l’odio e la discriminazione sono ancora piaghe attualissime all’interno della società americana.
Grazie ad una sceneggiatura abile, fluida e gustosamente arguta, BlacKkKlansman si presenta come uno dei film più politici, ma anche più esplosivi e divertenti della carriera del suo autore. Spike Lee è sempre arrabbiato, corrosivo ed esplicito, ma qui, più che in altri suoi lavori, stempera la vis polemica in un’ironia che si fa beffe di ogni forma di razzismo, attraverso la messa in scena di situazioni paradossali, che divengono ancor più esilaranti col crescere della follia delle parole e dei gesti dei suprematisti bianchi.
Lee mescola, così, commedia e j’accuse passando in rassegna un pezzo di storia e cultura afro-americana, che ha ancora forti ripercussioni sul nostro oggi (si pensi agli scontri di Charlottesville, di cui il regista aggiunge alcune immagini in coda al film).
I memorabili scambi verbali, il ritmo serrato, le ironiche sferzate alla blaxploitation, la riuscita componente del buddy movie (che vede confrontarsi i talenti di Washington e Driver) e la regia elegante sono gli ulteriori elementi di pregio di un’opera che rappresenta una felice summa della poetica di Lee.
Irresistibile sin dall’incipit, in cui Alec Baldwin, noto per la sua spassosa imitazione di Trump al Saturday Night Live, interpreta un suprematista bianco con problemi di dizione impegnato a realizzare un video di propaganda.
La decisione di portare sul grande schermo la storia di Ron Stallworth fa seguito alla decisione di Jordan Peele, regista dell’acclamato Scappa – Get Out, a cui era stato inizialmente proposto il progetto, di non dirigerlo personalmente, ma di limitarsi al ruolo di produttore. Vincitore del Grand Prix Speciale della Giuria a Cannes 2018 e di 1 Premio Oscar (miglior sceneggiatura non originale).
Alberto Leali