Il River to River Florence Indian Film Festival festeggia i vent’anni in sala nel segno di Satyajit Ray
Tornare in sala: era la scommessa di Selvaggia Velo, direttrice del River to River Florence Indian Film Festival, unico festival in Italia che racconta il volto dell’India contemporanea attraverso il cinema di qualità.
Dopo una edizione speciale tenutasi online lo scorso dicembre su “Più Compagnia” in collaborazione con www.mymovies.it (
Nel programma della speciale due giorni, dal titolo “Best of River to River 2020”, varie proiezioni e incontri con ospiti internazionali. Il River to River Florence Indian Film Festival si svolge con il Patrocinio dell’Ambasciata dell’India, sotto l’egida di Fondazione Sistema Toscana, ed è realizzato con il contributo di Regione Toscana, Comune di Firenze, Ente Cassa di Risparmio di Firenze e con il supporto dei partner Hotel Roma e Amblè Firenze.
Il festival offrirà agli spettatori non solo alcuni dei film principali dell’edizione 2020, ma anche degli appuntamenti pensati appositamente per la due giorni in sala. Tra gli eventi da non perdere, l’omaggio per l’anniversario dai 100 anni del grande maestro del cinema indiano Satyajit Ray, con la proiezione di due suoi film, “Charulata” e “Nayak”.
Ray, regista bengalese nato a Calcutta il 2 maggio 1921, scomparso nel 1992, è una delle figure più autorevoli della cinematografia mondiale, probabilmente il nome internazionalmente più noto del cinema indiano. Erede di una grande tradizione intellettuale, è la figura di spicco del rinascimento bengalese, un movimento che ha profondamente cambiato la storia dell’India moderna attraverso l’incontro e la fusione del pensiero occidentale con quello orientale. Uomo dalle mille passioni e artista poliedrico (disegnatore, illustratore grafico, critico cinematografico, sceneggiatore, musicista, editore di una rivista per ragazzi), è stato grande conoscitore del cinema europeo; una passione iniziata nel 1947 quando fonda la “Calcutta Film Society”, primo cine club indiano di respiro internazionale, in cui vengono proiettate le opere di cineasti americani ed europei. Ray entra così in contatto con il neorealismo italiano di cui subirà l’influenza.
Il suo “Nayak”, ovvero “The Hero” del 1966, il racconto della crisi esistenziale vissuta dalla più grande star di film Bengali del paese, interpretata da Uttam Kumar nei panni dell’attore Arindam, è considerato la risposta a “8 e ½”di Federico Fellini, in cui il protagonista Guido Anselmi, ovvero Marcello Mastroianni, ripercorre la sua esistenza tra episodi e personaggi della sua vita.
Entrambi i film saranno in proiezione al festival sabato 15 maggio. Dopo la visione di “Nayak”, la studiosa Meheli Sen, professoressa associata di South Asian and Global Cinemas presso la Rutgers University del New Jersey, sarà in collegamento con il pubblico del festival per analizzare il parallelismo dei due capolavori. L’incontro con Meheli Sen sarà anche trasmesso live sul canale YouTube e la Pagina Facebook del Festival.
Ad inaugurare il Best of River to River 2020, venerdì 14 maggio, alle ore 16.30, sarà uno dei capolavori di Ray, “Charulata”, capolavoro tratto da un racconto di Rabindranath Tagore e vincitore dell’Orso d’Argento per la migliore regia a Berlino nel 1965, che narra la storia di Charu, una donna che vive a Calcutta alla fine del XIX secolo in una condizione privilegiata ma in estrema solitudine.
Sabato 15 in programma – per la visione in realtà virtuale – “The Italian Baba – My Cave in India” di Elio Germano e Omar Rashid. Tratto da “A piedi nudi sulla terra” di Folco Terzani, l’opera è un’esplorazione interiore ambientata in terre desolate dell’India alla ricerca di una guida spirituale, accompagnato dalla voce fuori campo di Elio Germano. Saranno presenti Terzani e Rashid.
Tra i lungometraggi, la dark comedy corale e ricca di colpi di scena “Kadakh” di Rajat Kapoor, in cui un gruppo di amici si ritrova per il Diwali – Festival delle Luci – una delle celebrazioni più importanti dell’India (sarà presente in collegamento il regista Kapoor – 14 maggio).
E ancora, il 15, i documentari: “Indian Himalaya” di Matteo Aghemo, il viaggio attraverso le zone più sconosciute e remote del subcontinente, con l’obiettivo di catturare scene di vita quotidiana che vadano oltre gli stereotipi, e “Buddha of the Chadar” di Sean Whitaker, un padre e un figlio intraprendono un pellegrinaggio lungo un antico sentiero sull’Himalaya, per consegnare a un remoto monastero di montagna una statua in bronzo di Buddha.
Nel programma, anche il cortometraggio di animazione “Photograph” di Ashutosh Pathak, ritratto della vita durante la pandemia, un’introspezione nelle nostre anime e un augurio per essere gentili con gli altri in questo nuovo mondo.
A chiudere la manifestazione, sabato 15 alle ore 19.30, “Manny” di Dace Puce, il viaggio dall’India alla Lettonia della giovane Maya e di tre amori, uno reale, uno immaginato e il terzo virtuale. Al centro, le dinamiche tra uomo, donna e intelligenza artificiale, in una immersione nelle atmosfere alla “Black Mirror”. Saranno presenti, al termine, in collegamento, la regista Dace Puce e l’attrice Sonal Sehgal.