L’adolescente indiana Kamla (Amber Dutta) si è da poco trasferita con i genitori, Ashok e Shanti, in un palazzo fatiscente della periferia di Trieste, abitato da altre tre famiglie di immigrati (cinesi, croati e turchi) e da un burbero professore italiano (Renato Carpentieri). Un giorno arriva una lettera di sfratto che mette in subbuglio le vite delle famiglie del palazzo. Le donne, però, decidono di unirsi per riscattare la propria condizione e sperare in un futuro migliore. Aiutate da una volontaria italiana (Lucia Mascino) nasce così il progetto di una scuola di danza.
Gigi Roccati, alla sua prima regia di un lungometraggio di finzione, dopo numerosi documentari girati in giro per il mondo, si ispira liberamente al romanzo “Amiche per la pelle” di Laila Wadia per mettere in scena un film che mescola i toni fiabeschi alla bruciante attualità sociale.
Babylon Sisters è un raccoglitore di storie, un film meticcio per stile e personaggi, che abbraccia linguaggi diversi per raccontare la quotidianità e la contemporaneità.
Al centro, ci sono infatti i drammi e le gioie di un’umanità precaria, ma vitale, variegata, coloratissima, alla ricerca del suo posto nel mondo. Girato nella periferia triestina di Ponziana, il film celebra i valori dell’unione, dell’accoglienza, dell’integrazione, con toni leggeri e naif, esaltando la capacità dell’Italia, pur in gravi difficoltà, di rivestire un ruolo positivo nell’interazione e nella condivisione.
Babylon Sisters , infatti, inneggia a ritmo di musica al potere e alla bellezza della multiculturalità, della solidarietà, dell’amicizia, in un periodo storico di migrazioni drammatiche e di terribili tragedie umane.
Un film onesto, aggraziato, pulito, che si apre ai buoni sentimenti, al cambiamento, alla speranza. Un lavoro mosso da un affetto profondo verso i suoi personaggi, interpretati da attori di professione, a cui si affiancano interpreti non professionisti, tra cui spicca la giovane Amber Dutta, che qualcuno ricorderà come finalista di “Italia’s Got Talent”. Qualche difetto è riscontrabile in alcune poco credibili svolte della trama, nelle troppo scontate interazioni fra i personaggi e nel tentativo, troppo disomogeneo, di unire generi cinematografici diversi (dramma, documentario, commedia, musical). In generale, però, Babylon Sisters è un gradevole esempio di cinema popolare, che si sforza di rompere gli stereotipi e di battere nuovi territori.
Alberto Leali