Abbiamo visto in anteprima i primi due episodi di Baby, la nuova serie originale italiana di Netflix che debutterà in 190 Paesi il 30 novembre. Ecco cosa ci aspetta
E’ in arrivo dal 30 novembre l’attesissimo Baby, la nuova serie originale italiana di Netflix prodotta da Fabula Pictures che debutterà in 190 Paesi. Diretta da Andrea De Sica (I figli della notte) e Anna Negri (Riprendimi), la serie è stata creata dal collettivo di giovani scrittori GRAMS, composto da Antonio Le Fosse, Re Salvador, Eleonora Trucchi, Marco Raspanti e Giacomo Mazzariol, coadiuvati dai coautori e head writer Isabella Aguilar e Giacomo Durzi.
Liberamente ispirata alla vera storia delle baby squillo del quartiere Parioli di Roma, Baby segue in 6 episodi le vicende di un gruppo di adolescenti alla ricerca d’amore e della propria identità in un contesto opprimente e fasullo in cui a dominare sono solo le apparenze e l’infelicità.
I primi due episodi mostrati alla stampa romana in occasione della presentazione della serie hanno dato un’idea piuttosto chiara su che tipo di prodotto sia Baby: una serie che, diversamente dalle aspettative di molti, non punta sulla morbosità e sullo scandalo, quanto piuttosto sul sentimento e l’introspezione.
Scritto per un pubblico young adult da un gruppo di autori young adult, Baby riesce sin da subito a immergere lo spettatore nel microcosmo che racconta, creando empatia con tutti i personaggi descritti, aventi come comune denominatore il disagio della loro condizione.
Ne deriva un racconto corale che parla della difficoltà dei giovani di trovare il loro posto nel mondo, dei loro non facili rapporti coi genitori, della loro famelica ricerca di attenzioni e sentimenti autentici, anche a costo di far emergere i lati più oscuri e inquietanti della propria anima.
Quello raccontato da Baby è infatti un coming of age ricco di chiaroscuri, che attraversa le fragilità e le contraddizioni di quella complessa fase di passaggio dall’adolescenza all’età adulta in cui la scoperta di sé è spesso conseguenza di esperimenti pericolosi.
Nessun sensazionalismo cronachistico, dunque, ma un racconto che parte dai personaggi per indagarne l’interiorità e guidarli, assieme allo spettatore, alla scoperta dei loro segreti più profondi. Baby non si pone mai in posizione giudicante, ma sempre al fianco dei suoi personaggi, per descrivere le loro reazioni ed emozioni dinanzi alle insidie e alle difficoltà dell’essere giovani. Più che dare risposte o puntare il dito contro persone e contesti sociali, la nuova serie di Netflix spinge a porsi della domande e a seguire con passione il percorso di crescita autentico e sfaccettato.
Non può mancare, ovviamente, anche uno sguardo sulle figure adulte e sul contesto genitoriale: donne e uomini smarriti, disattenti, egoisti e immaturi che non riescono a cogliere le richieste d’aiuto dei loro figli.
Eppure Baby si apre anche a squarci di tenerezza e dolcezza che mettono in evidenza il suo carattere gustosamente neo-romantico, supportato da una regia elegante e ricercata che mette in relazione in modo accattivante musica (di Yakamoto Kotzuga) ed immagini.
Alberto Leali