Arcimboldo per la prima volta a Roma, dal 20 ottobre 2017 all’11 febbraio 2018, ospitato da Palazzo Barberini. Novità fondamentale è l’ingresso gratuito per gli under 18
Giuseppe Arcimboldi, detto Arcimboldo, celebre per i suoi ritratti burleschi, fa la sua comparsa per la prima volta nella capitale, ospitato dallo splendido Palazzo Barberini. La mostra è organizzata dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica e da Mondo Mostre Skira, a cura di Sylvia Ferino-Pagden, una delle maggiori studiose di Arcimboldo e già Direttore della Pinacoteca del Kunsthistorisches Museum di Vienna, con la direzione scientifica delle Gallerie.
Opere provenienti da Basilea, Denver, Houston, Monaco di Baviera, Stoccolma, Vienna, Como, Cremona, Firenze, Genova, Milano: un’occasione eccezionale, considerata la difficoltà di ottenerne i prestiti e la conseguente rarità delle esposizioni dedicate all’artista milanese.
Riscoperto negli anni Trenta del Novecento, Arcimboldo viene considerato il più importante antesignano del Dadaismo e del Surrealismo. Lo resero celebre, soprattutto, le famose “teste composte” di frutti e fiori, che mostrano un accuratissimo studio della natura vegetale e animale del ‘500.
Grazie alle sue “bizzarrie” e alle sue “pitture ridicole”, è stato uno dei protagonisti della cultura manierista internazionale, esponente di una corrente artistica, scientifica, filosofica e umanistica lontana da quella classicheggiante dell’epoca. Apprezzato dalle corti asburgiche di Vienna e Praga, al servizio di Ferdinando I, Massimiliano II e Rodolfo II, Arcimboldo guadagnò persino il titolo nobiliare, rarissimo per gli artisti, di “Conte Palatino”.
Le teste composte e quelle “reversibili”, che possiamo ammirare in tutta la loro grazia nella Mostra, suscitano inevitabilmente sorpresa e stupore, costringendo chi le osserva a studiarle con attenzione. Ogni elemento che le compone – fiori, frutti, pesci, animali, utensili, libri, fogli – ha un ruolo ben preciso all’interno del dipinto e contribuisce al significato della rappresentazione, che si tratti della caricatura di un individuo o dell’allegoria di una professione, di una stagione o di un elemento naturale.
Esposte al pubblico circa un centinaio di opere: dai capolavori più noti di Arcimboldo, come le Stagioni, gli Elementi, il Giurista e il Cuoco, ai ritratti, all’arazzo di Como, alle vetrate del Duomo di Milano, ai preziosi disegni acquerellati. A questi si accompagnano in dialogo dipinti e copie arcimboldesche, oggetti delle famosissime Wunderkammern imperiali, delle botteghe numismatiche e di arti applicate, fino a disegni di erbari, frutta e animali, oggetto di studio dell’epoca.
La mostra articolata in sei sezioni, si apre con una sala introduttiva che mostra il celeberrimo Autoritratto cartaceo, dove Arcimboldo si presenta come scienziato, filosofo e inventore, nell’ambiente dei letterati e degli umanisti milanesi. L’ambiente milanese, prima sezione della mostra, raccoglie una serie di opere religiose di artisti suoi contemporanei, fra i quali alcuni Leonardeschi, come Cesare da Sesto, in dialogo oppositivo con le personificazioni delle stagioni Estate e Inverno. Molte anche le opere di arte applicata (cristalli, armature, arazzi e vetrate, queste ultime su disegno di Arcimboldo) a testimonianza di una città che in quegli anni era uno dei massimi centri di produzione di oggetti di lusso.
Si prosegue con la sezione A corte tra Vienna e Praga, periodo in cui l’artista divenne amato ritrattista della corte asburgica: accanto ai ritratti, anche gli studi per le feste e le manifestazioni di corte da lui ideate. Tra le opere più significative realizzate durante il periodo viennese le splendide personificazioni delle Stagioni Primavera, Estate, Autunno, Inverno in dialogo con gli Elementi Acqua, Aria, Fuoco, Terra.
Un capitolo a parte è riservato, nella terza sezione, agli Studi naturalistici e Wunderkammer, di cui i sovrani asburgici si fecero promotori, per poi passare alla sezione dedicata alle celebri Teste reversibili, immagini di nature morte di raffinata ambiguità visiva, che, ruotate di 180 gradi, assumono una conformazione del tutto diversa.
La quinta sezione, Il bel composto, mostra veri e propri paradossi iconici e analizza il metodo del composito in vari contesti culturali: busti che a un primo sguardo appaiono del tutto naturali, ma che in realtà sono costruiti attraverso il sapiente incastro logico di forme diverse, naturali o artificiali.
Conclude l’esposizione la sezione Pitture “ridicole” di cui fanno parte capolavori come Il Giurista e Il Bibliotecario, che sottolineano la volontà dell’artista di proseguire la tradizione leonardesca e lombarda della caricatura.
Insomma, una mostra da non perdere per ammirare le opere di questo bizzarro, arcano, giocoso, geniale artista.
Roberto Puntato