Vincitore del Gran Premio della Giuria alla 77ma edizione, arriva al cinema il 10 ottobre con Europictures
Tre donne di età diverse, accomunate dallo stesso luogo di lavoro, un ospedale, e immerse in una Mumbai tentacolare che ne soffoca le aspirazioni. Pabha e Anu sono due infermiere che condividono lo stesso appartamento: la prima, segnata da un matrimonio combinato e divenuto presto evanescente, viene sconvolta quando riceve un regalo inaspettato da parte del marito; la seconda, di religione induista, cerca invano di trovare un posto in città dove fare sesso con il suo ragazzo musulmano. C’è poi la matura Parvaty, cuoca all’ospedale, che ha sempre vissuto nelle abitazioni della vecchia fabbrica dove lavorava il marito e che ora rischia di essere sfrattata. L’invito, accolto dalle due infermiere, di accompagnarla nel proprio villaggio natale, in riva al mare, offre alle tre uno spazio dove i loro desideri possono finalmente manifestarsi.
Opera seconda della regista indiana Payal Kapadia, coprodotta da Roberto Minervini, All We Imagine As Light è il bellissimo racconto di tre donne costrette a scontrarsi con una società dalle regole rigide e millenarie, che preclude loro desideri e libertà. Personaggi potenti ed emblematici, il cui vissuto restituisce le fratture e le disparità che attraversano la società indiana in tutta la sua complessità.
Immerse in una Mumbai sovraffollata e caotica, le tre protagoniste reagiscono in modi diversi allo stato repressivo a cui sono relegate, riuscendo infine a trovare un loro piccolo spazio in un mondo che ha già deciso tutto per loro.
Se Prabha è una donna trattenuta nelle proprie emozioni, che non vede né sente più da molto tempo il marito, emigrato in Germania, e non accetta le avance di un dottore arrivato da poco in ospedale, la giovane Anu non si arrende alle imposizioni sociali e vive un amore impossibile con un ragazzo musulmano, con cui vorrebbe solo condividere un po’ di intimità. A loro si aggiunge Parvaty, costretta a confrontarsi con le nefaste conseguenze della speculazione edilizia, che vogliono allontanarla dall’abitazione in cui ha sempre vissuto.
Sobrio, intenso, elegante, All We Imagine As Light ha all’attivo una regia capace di cogliere tutte le sfumature dell’universo narrato, afferrando ogni sguardo, ogni dettaglio, ogni sussulto delle sue protagoniste.
Kapadia, attraverso il nitore della messinscena e la purezza dello sguardo, riesce ad essere semplice e insieme profonda e il suo film, pur attraversato da una forte vena lirica, sa rimanere fortemente ancorato alla realtà.
Divya Prabha, Kani Kusruti e Chhaya Kadam sono bravissime nel dare corpo e anima a tre donne soffocate da una routine senza futuro, ma capaci di conquistare una nuova consapevolezza che permette ai desideri di liberarsi, ai corpi di amare, ai fantasmi di sparire.
Ciò viene a coincidere con la conquista di un nuovo spazio esistenziale, in cui le illuminazioni urbane e il caos notturno di Mumbai lasciano il posto ad una natura quieta e dal respiro ancestrale, in cui è possibile una sorta di passaggio di testimone e in cui è la generazione più recente a produrre lo scarto decisivo con il passato.
La regista, alla sua prima opera di finzione, è abile nell’accostare allo studio piscologico dei caratteri l’analisi sociopolitica, denunciando fortemente le disuguaglianze di genere, classe e religione radicate nel Paese.
Ilaria Berlingeri