Dopo gli spot Missoni e Campari, l’attrice e ballerina Alina Person torna ad essere diretta da Paolo Sorrentino in “Loro”. Tra passato, presente e futuro, si racconta a Zerkalo Spettacolo
Alina Person è nata in Romania, ma è cresciuta a Pescara, dove inizia a ballare all’età di 10 anni. La recitazione è sempre stata la sua passione, ma arriva dopo, quando si trasferisce a Milano e poi a Roma. “Loro”, recentemente candidato a 12 Nastri D’Argento, è il suo terzo lavoro con l’acclamato regista Premio Oscar Paolo Sorrentino.
Chi è Alina?
Alina è una ragazza piena di passioni, che non riesce mai a stare ferma. Ho continuamente bisogno di tenermi impegnata, e se non lo faccio mi sento morire. La mia passione per la recitazione è nata da piccolina, quando guardavo “Non è la Rai” insieme a mia madre, poco più che ventenne. Recitare è sempre stata la sua di passione, ma la vita l’ha portata in un’altra direzione, per non parlare del fatto che aveva una figlia da crescere. Ma nel paese dove sono cresciuta io non c’era la possibilità di coltivarla, allora, avendo anche la passione per la danza, a 10 anni ho iniziato a ballare, e da allora non ho più smesso. All’età di 23 anni ho preso in mano la mia vita, ho abbandonato l’università e mi sono trasferita a Milano dopo aver vinto una borsa di studio per frequentare il MAS Music Arts & Show, centro di formazione per lo spettacolo, dove finalmente mi sono approcciata al meraviglioso mondo della recitazione.
Come sei giunta a Roma?
Mi sono diplomata nel 2012 e lo stesso anno mi sono trasferita a Roma dove ho approfondito i miei studi di recitazione attraverso vari laboratori e stage di formazione. Qui ho avuto la fortuna di lavorare come attrice, lo scorso inverno, al fianco di Lillo e Greg nello spettacolo “L’uomo che non capiva troppo Reloaded” con la regia di Claudio Piccolotto, sostituendo per una replica Benedetta Valanzano. E sempre lo scorso anno ho girato un cortometraggio da protagonista, “AmoromA”, con la regia di Luca Rabotti e Benedetta Ioli, che è stato proiettato a Cannes allo Short Film Corner 2018.
Rumena di nascita ma italiana di adozione. Cosa ami di più del nostro Paese?
L’Italia è un paese meraviglioso, a cui devo molto, perché mi ha offerto una vita migliore e la possibilità di coltivare i miei sogni, anche se con molta difficoltà. Ma si sa, questo mestiere è una strada di montagna ardua e tortuosa, e più la si percorre, più si fa difficile, ma la passione è più forte di ogni altra cosa ed è il motore che muove il mondo e che ci rende vivi. Cosa mi piace di più di questo Paese? Il cibo! Si mangia da Dio!
Paolo Sorrentino ti ha scelto anche stavolta per il suo ultimo film “Loro”. Potremmo dire che sei diventata la sua musa?
La musa di Paolo Sorrentino?! Sarebbe un onore e la cosa più bella che potesse capitarmi! Posso dire di essere stata davvero fortunata qualche anno fa, quando sono stata scelta attraverso un selftape per fare da ballerina nello spot Missoni per la regia di Paolo Sorrentino, appunto. Eravamo tantissimi, ma è stata una grande opportunità per conoscere un grande regista. Dopo quella esperienza sono stata richiamata, sempre come ballerina, e sempre dopo un casting, per fare un altro lavoro firmato con la sua regia, un cortometraggio per Campari. In quell’occasione ho preso coraggio per far presente che sono anche un’attrice, oltre che una ballerina, e così in seguito sono stata chiamata per fare un casting per il suo nuovo film.
Sei in entrambi i capitoli di “Loro”, che ruolo è il tuo?
Il mio ruolo in “Loro” è piccolo, sono una studentessa che durante un esame corrompe con un decoltè vertiginoso il professore e finisce così nel giro delle olgettine.
È stata un’esperienza indimenticabile, al fianco di grandi professionisti; per non parlare della troupe e degli stylist, tutti meravigliosi e professionali.
Cosa ti piace del cinema di Sorrentino?
Nutro una grande stima e un grande rispetto per Paolo Sorrentino; di lui amo la sua meticolosità e il modo in cui osserva ogni cosa. Quando pensi che stia studiando la scena che sta per girare, in realtà sta già immaginando ciò che dovrà fare nei giorni a venire. Non si ferma mai. Un’altra cosa che apprezzo di lui è che si ricorda i nomi di tutti, anche delle comparse, e ha sempre chiamato tutti per nome. Adoro le sue inquadrature così descrittive, e la sua sottile ironia. Ho letto e visto “The Young Pope” (“Il peso di Dio” è il nome del libro) e me ne sono follemente innamorata.
Roberto Puntato