Candidato ai BAFTA e premiato ai BIFA, arriva al cinema dal 14 aprile distribuito da I Wonder Pictures
Un storia d’amore interculturale piena di canzoni e con due attori formidabili. E’ Ali e Ava, il film della regista Clio Barnard, che riprende un sottogenere ben consolidato del cinema britannico per raccontare dei Romeo e Giulietta un po’ più agée, ma non per questo meno romantici.
Ali e Ava farà, infatti, la gioia di chi ama le belle e tormentate storie d’amore, arricchite da personaggi dai disegni sfaccettati e mai banali. I protagonisti del film sono, infatti, due anime ferite dall’amore, che casualmente si incontrano, si comprendono e si aprono una all’altra. E il merito è soprattutto della musica, che qui ha un vero e proprio potere rigenerante.
I due appartengono, però, a mondi diversi. Ali è di origine asiatica, un tempo faceva il dj, ma adesso vive affittando camere. Il suo matrimonio con Runa non va più bene e i due conducono vite separate, pur condividendo la stessa casa per paura di rivelarlo alla famiglia. Ava ha origini irlandesi ed è un’assistente all’insegnamento, che da poco è diventata vedova e nonna. Nessuno sa, però, che suo marito, che tutti credevano un uomo amorevole, in realtà era un violento che ha reso miserabile la vita della moglie. Tra Ali e Ava nasce un sentimento che darà nuova linfa vitale alle loro esistenze, ma per cui saranno costretti a sfidare convenzioni ed ostacoli.
La Barnard è bravissima nel mettere in scena i luoghi e la vita di Bradford, città industriale nel cuore dello Yorkshire che fa da sfondo a una storia d’amore sincera ed intensa. Con grande delicatezza, la regista racconta il calore e la forza dei sentimenti, facendoci subito affezionare ai protagonisti ed empatizzare con le loro storie.
L’elegante regia e la variegata colonna sonora accompagnano le ottime interpretazioni di Adeel Akhtar e Claire Rushbrook, che conferiscono ai loro personaggi una credibilità ammirevole, facendone emergere ogni più piccola sfumatura.
Ali e Ava, inoltre, è un film che non sempre sceglie la strada più semplice, affidandosi a snodi di sceneggiatura che potrebbero anche far storcere il naso; ciò nonostante, il naturalismo della messa in scena e le pregevoli interpretazioni rendono organici anche i cambi di marcia potenzialmente più stridenti.
Paola Canali