Al via la settima edizione dell’atteso Rendez-Vous, il festival dedicato alla scoperta del nuovo cinema d’Oltralpe. Anche quest’anno si parte dalla Capitale per poi toccare Napoli, Palermo, Bologna, Torino, Firenze e Milano. Iniziativa dell’Ambasciata di Francia in Italia, Rendez-Vous è realizzato dall’Institut français Italia, co-organizzato con UniFrance, in collaborazione con l’Institut français Centre Saint-Louis e l’Accademia di Francia a Roma Villa Medici. Responsabile del progetto è Dragoslav Zachariev, mentre la direzione artistica è affidata a Vanessa Tonnini. Più di 35 titoli in questa edizione 2017, oltre a 6 focus, incontri speciali e anteprime. Quattro le sedi romane che ospitano l’evento: il Cinema Fiamma, per la sezione Anteprime e Novità, in presenza di registi e attori e col focus dedicato a Diane Kruger, attesa a Roma per incontrare il pubblico; l’Institut français Centre Saint-Louis, con un incontro con l’attrice Clotilde Courau; l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici, che accoglierà la rassegna dedicata a Louis Garrel (7 aprile) con una trilogia presentata dall’attore e regista; e la Casa del Cinema, dove si è svolto stamane il dibattito con gli incontri professionali.
La stampa ha potuto vedere prima della proiezione ufficiale di domani pomeriggio al Cinema Fiamma il convincente esordio alla regia di Thomas Kruithof e il suo ‘La meccanica delle ombre’, film di genere emozionante e avvincente. Un’opera d’altri tempi, si potrebbe dire, visto che ricorda molto da vicino alcuni thriller degli anni ’70 che proliferavano nel mercato cinematografico francese e non solo. La vicenda ha come protagonista lo scrupoloso e non più giovane contabile Duval, licenziato a causa di esuberi aziendali. Dopo vani tentativi alla ricerca di un nuovo lavoro, l’uomo viene contattato dal misterioso Clément, che gli offre, in cambio di un cospicuo stipendio, il delicato compito di trascrivere giornalmente alcune registrazioni su cassetta. Ma presto Duval si renderà conto di trovarsi in una situazione che scotta. Un giallo politico dell’impianto classico, dunque, che tiene desta l’attenzione attraverso il celebre topos dell’uomo solo contro un sistema di cospirazioni, inganni e corruzione, che fa tornare alla memoria capolavori come ‘La conversazione’ di Francis Ford Coppola o ‘I tre giorni del Condor’ di Sydney Pollack o ‘Intrigo internazionale’ di Alfred Hitchcock. Il ritmo è serrato e teso e il film è claustrofobico e inquietante, grazie alla felice scelta di girare per buona parte in interni grigi e soffocanti. Ottime le interpretazioni di François Cluzet, Denis Podalydès e Sami Bouajila; buona anche quella di Alba Rohrwacher, unica donna della vicenda, a cui è affidato un ruolo piccolo ma incisivo. I riferimenti all’attuale crisi economica e alla politica francese sono spesso evidenti, nonostante dinamiche e snodi narrativi rientrino nella più canonica, ma non certo meno efficace, categoria del cinema medio, realizzato però con grande cura di particolari e attualmente in grande spolvero.
Abbiamo incontrato stamane il regista Kruithof e l’attrice Alba Rohrwacher nella suggestiva cornice della terrazza del Sofitel di Roma. ‘Non ho mai frequentato una scuola di cinema, ma a causa della mia notevole passione ho sempre ingerito un numero enorme di film, che ovviamente hanno influenzato ‘La meccanica delle ombre’. Non solo film politici americani degli anni ’70, ma anche i noir di Jean Pierre Melville, i gialli di Alfred Hitchcock, o i lavori di Francesco Rosi ed Elio Petri. Tutto il loro cinema è nel mio film perché è il cinema che amo e che ha segnato la mia vita da spettatore più che da cineasta, ma allo stesso tempo ho realizzato un’opera che fosse mia, evitando di suscitare facili paragoni’ ha affermato il regista francese. ‘Il film si basa su una sceneggiatura di estrema precisione e tutte le scelte di regia sono eleganti e mai eccessivamente esplicite, non svelando volutamente troppo i caratteri e il passato dei personaggi, che risultano così attorniati da un velo di mistero, così come quelli dei classici del genere’, afferma la Rohrwacher, che ammette di aver accettato il ruolo non solo per la validità della sceneggiatura ma anche per la fiducia nelle capacità registiche di Kruithof, il quale ha sottolineato di aver voluto a tutti costi l’attrice italiana, per le sue straordinarie doti artistiche. ‘Thomas voleva un’attrice con una fisicità, dei colori e un accetto non ben definibili, che assecondasse quella sensazione di mistero che riguarda tutti i personaggi. La mia Sara è una donna sola, fragile, ma dotata di grande umanità: di lei non si sa quasi nulla, solo che era un’ex alcolista, ma la sceneggiatura fa intuire con pochi ma decisivi passaggi un passato fatto di dolori e difficoltà. Lavorare con un mostro sacro del cinema francese come François Cluzet è stata un’esperienza emozionante: è un attore molto generoso, che si dà in maniera totale e si mette al servizio del suo personaggio. È anche grazie alla sua straordinaria interpretazione che il film è così convincente’, prosegue la Rohrwacher. ‘Ho voluto descrivere un mondo sotterraneo e piazzare il protagonista, da solo, dentro un labirinto di complotti da cui è difficile uscire. Per farlo era importante costruire un’atmosfera, come nei noir: ho cercato di farlo tramite la scrittura della vicenda e dei personaggi, le inquadrature, le riprese prevalentemente in interni. E poi ho lasciato fare agli attori, il cui contributo è essenziale nella guida della vicenda’, conclude Kruithof.
Alberto Leali