Liberamente tratto da Manoscritto trovato a Saragozza dello scrittore polacco Jan Potocki, Agadah (termine cabalistico traducibile con narrare) è un film inedito nell’attuale e asfittico panorama cinematografico italiano. Il coraggio certo non manca al regista Alberto Rondalli, che si cimenta con la ricchissima complessità del romanzo d’origine, riuscendo a mantenerne intatti la magia e la molteplicità dei livelli di lettura.
Il regista lombardo è consapevole che un film non può mai essere l’esatta trasposizione per immagini di un’opera letteraria, specie di una così grandiosamente caotica e fascinosamente inafferrabile come quella di Potocki: sceglie così di tradirla, utilizzando come struttura narrativa portante il viaggio di Alfonso van Worden (Nahuel Pérez Biscayart) e legando a questa numerose altre storie, attraverso l’entrata in scena di vari narratori. Si crea così una ragnatela di racconti, di simboli e di personaggi che si inseguono e si riflettono; un caleidoscopio di immagini bellissime e sontuose che segnano le tappe di un viaggio labirintico, a volte ironico, altre serio, a volte reale, altre immaginifico.
Perché la grandezza del romanzo di Potocki e il fascino dell’adattamento di Rondalli risiedono proprio nella ardita mescolanza di delirio onirico, avventure picaresche, esoterismo, favola, passioni amorose, doppi. Attraverso la coralità di un cast di diverse nazionalità che recita sorprendentemente in italiano, e la scelta di splendide e aspre location naturali come quelle dell’Alta Murgia, Rondalli, come Potocki, intesse una trama che raccoglie in sé tutte le trame possibili, accarezzando tutti i modelli filmici e letterari esistenti. In Agadah ci sono, infatti, Cervantes, Le mille e una notte, il Decameron, il romanzo gotico, il racconto buffo, le storie di demoni e spiriti.
Eccezionali la scenografia di Francesco Bronzi, i costumi di Nicoletta Taranta, la fotografia di Philippe Antonello e Maurizio Buscarino e gli effetti speciali a metà strada tra l’artigianato e le tecnologie più avanzate. Un film ambizioso e visionario, a cui bisogna abbandonarsi piano piano. Un’esperienza che vale la pena!
Alberto Leali