Al cinema dal 16 maggio con Universal Pictures
Ci avevano colpito positivamente Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett con gli ultimi due Scream e l’ottimo Finché morte non ci separi.
Ecco perché le aspettative per questo Abigail erano, da parte nostra, piuttosto alte. E per fortuna non sono state deluse, visto che ci troviamo di fronte a un sanguinosissimo e gustosissimo prodotto di genere che non ha certo velleità rivoluzionarie, ma un’idea molto precisa di ciò che vuole fare.
Abigail è un mix curioso di malavita e vampiri, che ad una prima parte ricca di misteri, manipolazioni e suspense ne fa seguire un’altra, con più azione e sequenze splatter, ma anche molta più ironia. Il film gioca perfino con i classici, e non solo dell’orrore: si pensi a Dieci piccoli indiani, Le Iene, ma anche La cosa ed, ovviamente, La figlia di Dracula.
Chiusi in una villa gotica – topos irrinunciabile di molti horror del presente e del passato – i cattivi di turno, ovvero una banda di rapitori fra loro sconosciuti, di colpo diventano le vittime della storia, scoprendo che la bambina rapita, che pensavano essere la figlia di un boss, è in realtà la figlia di Dracula e vuole il loro sangue.
Ecco allora che i criminali si troveranno a confrontarsi su quello che sanno dei vampiri, scoprendo, con divertimento del pubblico, che le informazioni in loro possesso, provenienti per lo più da serie tv e qualche libro seminale, sono parecchio confuse.
In Abigail, quindi, la violenza, o meglio dire il gore, visto il tripudio di sangue che regala soprattutto la seconda parte, flirta continuamente con l’ironia, creando una commistione gradevolissima a cui è facile abbandonarsi.
Anche il ballo – Suspiria docet – riveste un ruolo importante all’interno della narrazione, visto che Abigail uccide a passo di danza ed ognuno dei moltissimi omicidi è coreografato con indubbia cura.
Le prevedibilità della sceneggiatura nulla tolgono al divertimento e alla tensione, mentre ottimo è ancora una volta il lavoro di casting, elemento non di poco conto visto che la qualità della recitazione negli horror è spesso trascurata.
Se Alisha Weir è notevolissima nei panni della piccola danzatrice dagli appetiti diabolici, altrettanto validi sono gli altri attori, in particolare Melissa Barrera (già apprezzata in Scream), Dan Stevens e un inedito Giancarlo Esposito.
Ma ciò che più abbiamo amato in Abigail è la sua capacità di non appoggiarsi con pigrizia alle convenzioni, lavorando sui luoghi comuni di cui si alimenta con non irrilevanti tocchi personali.
Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett mostrano nuovamente un’ammirevole sicurezza nel rimescolare e attualizzare codici, registri e topos di genere, nel giocarci senza mai per questo snaturarli.
Nessuna velleità intellettuale, quindi, nessun messaggio politico o morale sbandierata: Abigail sa anche parlare di abbandono, vuoti emotivi, seconde opportunità, riscoperta di sé e ricostituzione del senso famigliare, ma restando sempre fedele alla sua natura. Quella di puro cinema di serie B, di slasher che passa per le morti più svariate senza perdere un briciolo del suo ritmo.
Ilaria Berlingeri