Dal 11 al 16 febbraio, il dramma di Ronald Harwood diretto da Giovanni Anfuso apre una riflessione su arte, politica e responsabilità
Dal 11 al 16 febbraio 2025, il Teatro India ospita A torto o a ragione, potente dramma di Ronald Harwood, con la regia di Giovanni Anfuso. Lo spettacolo, prodotto dal Teatro di Roma – Teatro Nazionale, insieme al Teatro Stabile di Catania e al Teatro Vittorio Emanuele di Messina, porta in scena un cast di primo livello con Stefano Santospago, Simone Toni, Giampiero Cicciò, Liliana Randi, Luigi Nicotra e Roberta Catanese.
La pièce racconta l’intricata vicenda di Wilhelm Furtwängler, leggendario direttore d’orchestra, accusato di collaborazionismo con il regime nazista per aver scelto di restare in Germania sotto il governo di Hitler, anziché fuggire come molti suoi colleghi. Nel 1946, nella Berlino occupata dagli Alleati, il musicista viene sottoposto a un duro processo di epurazione, accusato di aver messo il proprio talento al servizio del Terzo Reich.
Ma è possibile giudicare un artista solo per le sue scelte politiche? L’arte può essere neutrale di fronte ai drammi della storia? O, al contrario, ha il potere di opporsi alle dittature? Questi i dilemmi che lo spettacolo solleva, lasciando il pubblico in bilico tra torto e ragione, tra condanna e assoluzione.
“L’arte, la cultura, il bello sono gli ultimi avamposti che permettono all’uomo di affermare la propria indipendenza e libertà”, afferma il regista Giovanni Anfuso. “Ma sarebbero bastati a opporsi agli orrori di Auschwitz?”
Lo spettacolo inaugura un trittico di rappresentazioni al Teatro India dedicate alla cultura ebraica e alla memoria dell’antisemitismo. Seguiranno Il Golem (11-23 marzo), opera di Juan Mayorga diretta da Jacopo Gassmann, e La banalità dell’amore (6-18 maggio) di Savyon Liebrecht, struggente dramma sull’amore impossibile tra Hannah Arendt e Martin Heidegger, con la regia di Piero Maccarinelli.
Un appuntamento imperdibile per chi ama il teatro che fa riflettere, interrogandosi sui confini tra arte, etica e responsabilità storica.
Alberto Leali