Sembra un mondo post-apocalittico alla Cormac McCarthy quello messo in scena da John Krasinski in A quiet Place, uno degli horror più sorprendenti e riusciti visti negli ultimi anni.
La Terra è stata invasa da una mostruosa razza aliena che distrugge qualsiasi cosa produca anche il più leggero rumore. La popolazione è decimata e solo il silenzio può salvare da morte certa. In simili condizioni, deve sopravvivere la famiglia protagonista, composta da padre, madre incinta e due figli, rintanati in una fattoria isolata.
Un’ora e mezza di costante tensione e appena una manciata di dialoghi: un’operazione ardua e rischiosissima quella di Krasinski, ma indubbiamente vinta. I meriti vanno soprattutto alla genialità del plot, all’abilità della sceneggiatura e alle incredibili interpretazioni dell’intero cast.
Emily Blunt, madre sofferente e coraggiosa, cede per la prima volta all’occhio del marito ed offre una prova sbalorditiva per umanità e mimica facciale; non sono da meno Krasinski, nel ruolo del padre pronto a tutto pur di salvare la sua famiglia, e i giovanissimi Noah Jupe, che conferma le spiccate qualità espressive ammirate in Wonder, e Millicent Simmonds, attrice quindicenne dal volto inedito e sorda anche nella realtà.
Gli sceneggiatori (Bryan Woods, Scott Beck e Krasinski) scelgono di partire in medias res e di non dare spiegazioni, ma fanno parlare immagini e suoni, che fanno emergere gradualmente una vicenda inquietante e ed asfissiante.
L’abile regia si muove in perfetta sintonia con l’efficace colonna sonora (Marco Beltrami) e con un montaggio sonoro a dir poco sorprendente: il risultato è un’esperienza terrificante che ti rimane addosso e che potrebbe, con ottima probabilità, dar vita ad un interessantissimo franchising.
Krasinski ribalta i canoni classici del genere horror, a cominciare dalla (quasi) assenza di urla, e, non poggiandosi su cliché e deja-vù, mette in scena un’opera atipica, fresca, che si offre a molteplici riflessioni. In un oggi caratterizzato dal rumore incessante di suoni, parole e informazioni, infatti, fare un film in cui chi produce rumore muore la dice lunga.
Roberto Puntato