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A24 ha da tempo guadagnato una reputazione per il coraggio che anima le sue produzioni. I suoi film, spesso divisivi e provocatori, si distinguono per una visione audace e un approccio all’estremo. Che si tratti degli horror di Ti West, delle riflessioni sci-fi di Alex Garland, o del cinema scisso e disturbante di Ari Aster, la casa di produzione è sempre pronta a sfidare le convenzioni. Con A Different Man, il regista Aaron Schimberg si inserisce perfettamente in questa tradizione, con un’opera che non ha paura di esplorare la bellezza nascosta dietro l’apparenza e il concetto di “normalità”.
Edward è un giovane aspirante attore affetto da neurofibromatosi di tipo 1, una malattia che provoca la crescita di tumori non cancerosi sul tessuto nervoso. Le deformità al volto lo hanno reso timido e solitario, ma la situazione cambia quando la drammaturga Ingrid si trasferisce nell’appartamento accanto al suo e i due fanno amicizia. Dopo aver partecipato a sperimentazioni mediche, Edward guarisce dalla malattia e può vantare un aspetto attraente. Deciso a cambiare la propria vita, finge la propria morte e assume una nuova identità, quella di un agente immobiliare di nome Guy. Tuttavia, la sua vecchia vita continua a perseguitarlo e scopre che Ingrid ha scritto una pièce sulla sua amicizia con lui. Morbosamente desideroso di prendere parte all’opera nell’Off-Broadway, si presenta a un’audizione e, senza essere riconosciuto, ottiene proprio la parte del sé stesso di alcuni mesi prima. La sua vita si complica quando al progetto si unisce Oswald, anche lui affetto da neurofibromatosi, ma, al contrario di Edward, felice nel proprio corpo e deciso a vivere la vita senza che la malattia lo ostacoli. Edward comincia quindi a interrogarsi su sé stesso.
Presentato in concorso alla Berlinale dopo l’anteprima al Sundance, A Different Man è una riflessione intima e audace sulla disabilità, l’identità e la percezione sociale. Schimberg utilizza un mix di body horror e commedia grottesca per mettere in scena una riflessione potente sui pregiudizi e le maschere sociali. L’opera si inserisce in una tradizione di film che esplorano l’umanità ai suoi limiti, ma va oltre la semplice satira. Con A Different Man, il regista offre una critica sottile alla società dello spettacolo e al culto della bellezza, affrontando questi temi con originalità e senza facili soluzioni. In un crescendo di emozioni e sorprese, il film trasforma la storia di Edward in una favola moderna che mette in discussione il valore delle apparenze e l’autenticità dei sentimenti.
Il film si distingue anche per il suo approccio metacinematografico. Schimberg gioca con l’idea di riflessi e specchi, in cui i personaggi si confrontano non solo con se stessi, ma anche con le proiezioni degli altri. L’introduzione di un terzo atto che esplora nuovi livelli psicologici arricchisce ulteriormente la trama, lasciando lo spettatore a riflettere su ciò che è reale e ciò che è solo finzione. La presenza di Sebastian Stan, nel ruolo di Edward, aggiunge un ulteriore strato di complessità, poiché l’attore è trasformato sia con il trucco pesante che nella sua versione senza filtri, creando un contrasto interessante tra bellezza convenzionale e mostruosità fisica.
L’interpretazione di Renate Reinsve, nota per il suo ruolo in La persona peggiore del mondo, è altrettanto intrigante. La sua Ingrid appare surreale e distante, una figura che incarna l’alienazione che Edward sente nel confrontarsi con la propria identità. Ma è la figura di Oswald, interpretato da Adam Pearson, che trasforma davvero il film. La sua presenza funge da catalizzatore per un’esplorazione più profonda dell’identità e del desiderio, portando A Different Man a livelli ben oltre la satira superficiale di altri film sul tema della bellezza.
La narrazione di Schimberg non è solo una riflessione su estetica e apparenze, ma anche una critica feroce a come la società cerca di definire le persone in base al loro aspetto. La componente grottesca, che ricorda il body horror di Cronenberg e l’assurdo di Kaufman, si mescola con momenti di drammaticità e persino comicità, creando un mix di emozioni contrastanti. Il film riesce così a divertire, ma anche a sconvolgere, mantenendo una profondità che va ben oltre il semplice intrattenimento.
In definitiva, A Different Man è un’opera complessa e sfaccettata, che riesce a unire elementi di critica sociale, dramma e umorismo in un modo inaspettato e avvincente. Schimberg dimostra di avere una visione unica, capace di far riflettere lo spettatore sulle convenzioni sociali, sulle illusioni del cinema e sulla vera essenza dell’essere umano.
Ilaria Berlingeri