I membri di una grande famiglia allargata si riuniscono per festeggiare le Nozze d’Oro dei patriarchi nella loro villa di Ischia. All’apparenza, regnano l’affetto e il divertimento, ma in realtà ognuno cova inquietudini, rancori, gelosie, paure. Un’improvvisa mareggiata che blocca l’arrivo dei traghetti costringe gli ospiti a rimanere sull’isola e a fare i conti con se stessi e con gli altri.
Gabriele Muccino torna a casa, realizzando un nuovo film corale che sposa appieno lo stile che lo ha contraddistinto agli esordi e che aveva in parte abbandonato durante la sua non sempre felice parentesi americana. A Casa Tutti Bene è infatti un film mucciniano doc, se si pensa a produzioni come L’ultimo bacio o Ricordati di me. Un film che racconta ancora una volta una famiglia disfunzionale, che dietro la facciata allegra e briosa, nasconde rancori, paure e frustrazioni, che verranno fuori a causa di una inattesa e forzata convivenza.
Lo sguardo indagatore della cinepresa di Muccino non salva nessuno (forse solo i più giovani) e si diverte a far cadere una per volta le maschere dei personaggi, delineando un affresco non proprio ottimista sui rapporti umani, oltre che familiari.
La calda e splendida Ischia fa, così, da sfondo a storie di padri assenti, mogli gelose, mariti fedifraghi, eterni Peter Pan, nipoti in cerca di una seconda chance… E la girandola di amori, insicurezze e rimpianti messa visceralmente in scena ripercorre le dinamiche narrative che hanno reso celebre il cinema di Muccino, comprese le immancabili scene di isteria collettiva.
Il ricchissimo ed efficacissimo cast, composto dai volti noti dell’attuale cinema italiano, rappresenta sicuramente il maggiore punto di forza della pellicola, che proprio per questo coinvolge dall’inizio alla fine. In particolare, bravissimi sono Gianmarco Tognazzi, in un ruolo che ricorda quello interpretato dal padre Ugo in La terrazza di Scola, e Giulia Michelini, sua verace, fedele e innamorata compagna.
Certo, alcune sequenze come quella in cui Carolina Crescentini rischia di essere gettata da un dirupo o la Michelini e la Impacciatore che si prendono per capelli sono decisamente trash, ma il film è obiettivamente gradevole e piacerà moltissimo a chi sentiva nostalgia del Muccino “dei tempi d’oro”.
L’autore, inoltre, non rinuncia a confrontarsi con la cultura nazionale, sia cinematografica che musicale. Nel primo caso, infatti, non mancano sfacciati omaggi ai maestri del cinema italiano, Scola e Pietrangeli in primis; nel secondo, le (fin troppo numerose) sequenze canore propongono brani di Cocciante e Battisti.
In sintesi, A casa tutti bene può definirsi a suo modo un film riuscito, sicuramente superiore alle deludenti opere mucciniane degli ultimi anni. Con la differenza che, diversamente che in passato, non c’è la volontà di assolvere a tutti i costi i personaggi, mostrando, come dimostra il finale, uno sguardo più critico e decisamente meno indulgente.
Alberto Leali