Edhel (Gaia Forte) è un’adolescente con una malformazione del padiglione auricolare che rende le sue orecchie a punta: il suo segreto lo nasconde sotto un cappuccio perennemente sul capo, chiusa in un silenzio che è divenuto suo amico e protettore. A scuola, la ragazza deve subire le angherie dei compagni che non accettano la sua diversità; a casa, sua madre Ginevra (Roberta Mattei), fa di tutto per starle vicino ma non riesce a comprenderla. L’unico posto in cui Edhel si sente in pace è il maneggio di Ermete (Mariano Rigillo), dove può cavalcare il suo fedele destriero Caronte, con la stessa passione che aveva suo padre, morto proprio in un incidente a cavallo. Le cose nella sua vita cambiano, però, quando fa la conoscenza del giovane e bizzarro bidello/disegnatore Silvano (Nicolò Ernesto Alaimo), che crede che la ragazza appartenga all’antico popolo degli Elfi e che la sua diversità non vada affatto “corretta”.
Edhel è l’esordio del regista Marco Renda, classificatosi secondo nella sezione Elements+6 della 47esima edizione del Giffoni Film Festival e salutato oltreoceano con entusiasmo e diversi premi (al Los Angeles Film Festival vince come miglior film, miglior film indipendente, miglior regia e miglior cast).
Edhel è innanzitutto un esperimento curioso per il cinema italiano, in quanto cerca di tenere in equilibrio il racconto di un’adolescenza problematica e dolorosa con una inedita svolta fantasy, lontana da supereroi e fumetti, ma legata alla mitologia e al folklore germanico e al fascinoso mondo di Tolkien.
Una vicenda intima e sensibile, che esplora la fragilità, la crudeltà e la complessità dell’adolescenza, attraverso il ritratto di una “diversa” e l’alleanza con un altro giovane emarginato (ancora acerbi i due giovani protagonisti), che trovano la forza di andare avanti. Non importa se il mezzo per farlo è rifugiarsi in un mondo di elfi, cavalieri medievali, portali e boschi magici.
Isolamento, bullismo, solitudine, elaborazione del lutto, conflitti genitori/figli, desiderio di fuga: sono tanti i temi trattati dal film di Renda, fiaba cruda e magica al contempo, atipico racconto di formazione che invita alla tolleranza, all’accettazione e alla speranza.
Nonostante le parti ancorate alla realtà scolastica e familiare della protagonista risultino molto più efficaci di quelle legate al mondo letterario e immaginifico in cui viene introdotta, Edhel ha al suo attivo una regia raffinata, una fotografia scintillante e una notevole prova di Roberta Mattei.
Roberto Puntato