Liberi Sognatori, su Canale 5 in prima serata dal 14 gennaio quattro storie vere che raccontano personaggi e fatti di cronaca italiana: Libero Grassi, Mario Francese, Emanuela Loi, Renata Fonte
LIBERI SOGNATORI è un progetto, costituito da quattro film per la televisione, della durata di cento minuti ciascuno, incentrato sul racconto di quattro figure emblematiche della cronaca italiana: Libero Grassi, Mario Francese, Emanuela Loi, Renata Fonte vissuti tra la fine degli anni ’70 e gli anni ’90.
Un periodo denso di cambiamenti e trasformazioni sociali, ma anche di violenze e trame oscure, in cui quattro persone che hanno semplicemente e coraggiosamente compiuto fino in fondo il proprio dovere di cittadini, di uomini di stato e di giornalisti hanno dato un esempio che rimane indelebile, combattendo per rendere l’Italia un paese migliore e pagando con la vita i loro ideali di verità e giustizia.
I protagonisti della collana di racconti “LIBERI SOGNATORI” sono il simbolo di un’Italia che resiste e che non si arrende alla sopraffazione e alla corruzione, quattro persone caratterizzate da grande umanità e senso del dovere, a cui si intende restituire voce e dignità, dopo anni di ingiusto isolamento istituzionale e oblio mediatico.
Libero Grassi per la regia di Graziano Diana, con Giorgio Tirabassi, Diane Fleri, Michela Cescon e la partecipazione di Ninni Bruschetta.
Si chiamava Libero, ma era più che un nome, era un destino. Ha sempre fatto attività politica (partecipò alla fondazione del Partito radicale), ma prima di tutto c’era la sua fabbrica. Al suo fianco, Pina Maisano, con cui avevano condiviso due figli e molte battaglie civili, oltre all’attività mprenditoriale. Poi la fabbrica deve abbandonare la vecchia sede in centro, ma il quartiere dove si trasferisce è sotto il controllo del boss Francesco Madonia, che schiaccia il territorio con la paura, esigendo da tutti i commercianti e gli imprenditori il pizzo. Nessuno denuncia perché vige un tacito accordo: pagare tutti per pagare meno. Ecco quindi che la mafia entra nella vita di Libero Grassi: Libero decide di non pagare.
Delitti di mafia: Mario Francese per la regia di Michele Alhaique, con Romina Mondello, Cesare Bocci e Claudio Gioè.
La morte di Mario Francese, cronista di razza del “Giornale di Sicilia”, apre la stagione feroce in cui Cosa Nostra puntò al cuore dello Stato uccidendo i più significativi rappresentanti delle istituzioni in Sicilia. Di tutti, forse è l’omicidio più emblematico perché Francese aveva intuito prima di ogni altro il salto di qualità che la mafia si apprestava a fare. Francese lo scrive, in una lunga, lucidissima inchiesta giornalistica a puntate: gli appalti di Riina e Provenzano per la diga Garcia, i traffici criminali, il reticolo di amicizie e di compiacenze politiche, le innominabili protezioni. Lo ammazzano per questo, davanti a casa, mentre la moglie e i suoi quattro figli lo stanno aspettando per cena, in una sera del gennaio 1979.
La scelta: Emanuela Loi per la regia di Stefano Mordini, con Greta Scarano, Riccardo Scamarcio, Lorenza Indovina e Ivana Lotito.
Aveva deciso di essere una donna poliziotto, senza per questo rinunciare a essere quello che era prima di tutto: una ragazza come tante. Emanuela Loi era, perché non è più. Dilaniata dall’esplosione che il giorno 19 luglio del 1992 l’ha uccisa in via D’Amelio insieme al giudice Paolo Borsellino e ai quattro colleghi della scorta. Emanuela Loi, una giovane ragazza bionda che non doveva essere lì e che sarà ricordata come la prima vittima donna della polizia.
Una donna contro tutti: Renata Fonte per la regia di Fabio Mollo, con Cristiana Capotondi, Peppino Mazzotta, Augusto Zucchi e Marco Leonardi.
La vita di Renata Fonte non è solo quella di un’amministratrice locale incorruttibile, che sceglie, in totale solitudine, di non chiudere gli occhi di fronte a un territorio incontaminato, minacciato dal cemento. La vita di Renata Fonte è anche quella di una donna che, con entusiasmo e fatica, ogni giorno deve cercare di conciliare quello che forse sempre conciliabile non è. Viene uccisa la notte del 31 marzo 1984 a Nardò, un comune del Salento, in un territorio apparentemente lontano dai circuiti della grande criminalità organizzata, ma capace di diventare spietato contro chi si oppone agli appetiti degli speculatori edilizi.
Zerkalo Spettacolo